A cura di Claudio Curcetti e Guido Tallone
Gittati: così il vescovo di Cremona Geremia Bonomelli descrive, nella sua Lettera Pastorale, L’Emigrazione del 1896[1], gli italiani che sono obbligati a cercare speranza, dignità e lavoro oltre i nostri confini nazionali. L’espressione è diretta, immediata e con forte carica emotiva: “gittati” come stracci, come cose senza valore lanciate nello sgabuzzino (che spesso e volentieri si presenta come l’anticamera della spazzatura); gittati dove non possono disturbare, dove non è possibile notarli e dove nessuno può sentire la loro voglia di lavorare e di riscattare quella miseria che li ha costretti ad intraprendere un viaggio quasi sempre di “sola andata”...