Prega e cammina di Lidia Maggi

21-02-2021 - Notizie

  Prega e cammina  di Lidia Maggi

Nel mezzo della Bibbia, il libro che dà voce alla parola di Dio, ecco un libro umano, troppo umano. Umano non tanto per gli argomenti profani che affronta così che, per l'immaginario collettivo, non può essere considerato "Parola di Dio".

Altri testi biblici, come il Cantico dei Cantici, si prestano a questo sospetto. La particolarità dello scritto che intendo affrontare sta nel fatto che la voce narrante (o meglio orante) è voce umana. Nel cuore della Bibbia, il posto d'onore lo occupa un libro pieno di parole umane.

I Salmi possono essere presentati anche così: parole umane rivolte a Dio, che trovano un posto centrale tra le parole divine della Bibbia. Come se Dio, dopo aver ascoltato quelle voci, le assimilasse così profondamente da farle proprie, fino a trasformarle nella sua Parola. Le preghiere di generazioni di credenti, formulate nel segreto della propria cameretta o nelle assemblee liturgiche, custodite da Dio, ci vengono restituite come parte integrante della voce di Dio. 

Questo fatto va ben oltre l'affermare che Dio per comunicare usa un linguaggio umano. In questa stagione di crisi, di malattia e di lutto, la preghiera torna prepotentemente in scena. 

Quando sentiamo di non riuscire a tenere le redini della nostra esistenza e ci sentiamo fragili, torniamo a pregare. E non è un caso che preghiera e precarietà condividono uno stesso etimo. 

Ma la preghiera può essere ambigua e pericolosa: aprire orizzonti di libertà e di forza, come favorire la regressione e la delega; radicarsi nella realtà o farci sfuggire da essa. 

Non è sufficiente pregare.

E' necessario interrogarci su come preghiamo. Chi prega mette in scena un mondo, un'immagine di umanità come del divino. C'è un modo sgrammaticato di usare il linguaggio della preghiera. Forse è anche per questo che la Bibbia, per insegnarci la grammatica della preghiera, ci offre una scuola dove poter apprendere e praticare quelle parole quelle immagini che danno voce ai nostri sentimenti, agli stati d'animo e ai pensieri per portarli davanti a Dio, oltre che a noi stessi.

Tuttavia, il Salterio non è un libro di istruzioni sull'arte della preghiera. Piuttosto si presenta come un itinerario, un cammino dove l'orante, preso per mano, impara a lasciare che Dio lavori il terreno del suo cuore lo trasforma in un giardino.

"Imparare a pregare: l'espressione ci suona contraddittoria. Infatti ci sembra che il cuore, o sarà così traboccante da iniziare da solo a pregare, o non imparerà mai. 

Ma è un pericoloso errore, oggi in effetti molto diffuso nella cristianità, quello di ritenere che il cuore sia naturalmente portato a pregare. Scambiamo la preghiera con i desideri, le speranze, i sospiri, i lamenti, la gioia; tutte cose queste che il cuore se esprimere per suo conto. Ma così scambiamo la terra con il cielo, l'uomo con Dio. Pregare non significa semplicemente dare sfogo al proprio cuore, ma significa procedere nel cammino verso Dio e parlare con lui, sia che il nostro cuore sia traboccante oppure vuoto" (Dietrich Bonhoeffer).

Partiamo da qui, da questa prima pietra che fa da fondamento a una riflessione sulla preghiera: i Salmi, direttamente o indirettamente, ci fanno riflettere su come parliamo con Dio e come Dio parla a noi.

Entreremo nel libro dei Salmi con l'attenzione ai singoli canti che compongono il Salterio, ma anche con la preoccupazione di cogliere l'insieme di questa sinfonia. Il libro dei Salmi è, per l'appunto, un libro con un prologo, un corpo e una conclusione. Non una semplice antologia di preghiere da selezionare, di volta in volta, durante le celebrazioni liturgiche o nel privato.

Il modo come il Salterio è costruito e come i singoli salmi sono collocati all'interno della sua struttura, evidenzia le tracce del percorso suggerito dalla Bibbia per crescere nel dialogo con noi stessi e con Dio. In questa avventura alla riscoperta del Salterio, non sarò da sola. Dialogherà con me Angelo Reginato, anche lui pastore battista e appassionato lettore delle scritture. Due sguardi: uno maschile e uno femminile, potranno cogliere con più chiarezza la ricchezza di un capolavoro della spiritualità biblica, capaci ancora oggi di stanarci dalle gabbie dove ci rinchiudiamo, aprire orizzonti, consolare il nostro cuore ferito e rimetterci in cammino. 

 

                                                                 Rocca 1 febbraio 2021