RIFLESSIONI COMUNITARIE E URGENTI SU GUERRA E PACE

26-04-2022 - Notizie

RIFLESSIONI COMUNITARIE E URGENTI SU GUERRA E PACE di Enrico Peyretti

Mentre trasmetto in calce un importante articolo di Enzo Bianchi, condivido sentimenti con amici e corrispondenti. Più che mai dall'inizio di questa guerra mi tormento nell'ascolto e nella ricerca di pensieri-azioni per spezzare la via della guerra e aprire la via della pace, in comunione con il cuore profondo di tutta l'umanità, che brama la pace, quella piccola della casa come quella intera del mondo, più di ogni altra cosa, più del sorgere del sole al mattino.

Alcuni gruppi impegnati, anche lontano da Torino, mi chiedono di proporre qualche punto essenziale per riflettere insieme. Da molti giorni ci sto pensando, raccogliendo ogni voce intelligente e buona:

- questa guerra è per tutti noi dolore, tristezza, vergogna, fallimento da cui dobbiamo riscattarci.

- non si confonde affatto l'aggressore con l'aggredito; non si deve fare qui la guerra delle accuse, "sei filo Putin, sei filo Nato";  ma si devono vedere le responsabilità di tutti, di noi, anche lontane, anche del nostro Occidente:

    - non abbiamo preparato bene con tutti la cultura e la politica della pace giusta, cioè della vita insieme, la convivialità nelle differenze; - abbiamo lasciato crescere politiche di influenza, di dominio sui popoli, di interessi ristretti e non puliti; - abbiamo sprecato l'occasione di pace mondiale, col 1989, e abbiamo fatto nuove guerre ingiustificabili, per esercitare politiche ed economie  di dominio

- ora tutti abbiamo sofferto il dilemma: poiché aiutare è un dovere, come aiutare il paese aggredito?

- chi ha deciso di inviare armi; chi ha cercato altre vie meno rinfocolanti la guerra

- Oggi deve essere chiaro a tutti che una guerra "giusta" (giustificata) non è più possibile perché comporta il rischio massimo dell'ecatombe nucleare, effetto che rende impossibile ogni giustificazione

- io (nato nel 1935 ricordo bene la guerra) mi vanto di una ripugnanza intima e totale per le armi, perché, all'età di nove anni, ho visto uccidere dei giovani, a freddo, per odio, prima di veder morire in casa, tranquillamente, il nonno quasi centenario

- le armi sono la morte, la tua morte che io superbamente ti infliggo, perché ti faccio nemico più che fratello

- io credo che la parola alta " non uccidere" ben più che un divieto è una salvezza per tutti, tutti, tutti. Questa parola creativa implica il dovere del disarmo

- perciò voglio che si aiuti l'aggredito, ma non con le armi, anche se lui crede illusoriamente nelle armi di morte, che accrescono la guerra

- vedo che molti vogliono un aiuto diverso dalle armi, e vengono accusati falsamente di essere amici dell'aggressore

- quale aiuto? Se i popoli imparassero per tempo, avrebbero molti mezzi efficaci della difesa popolare nonviolenta: lo dimostra la storia (posso documentarlo), che però è occultata dalla cultura del potere militare

- se un popolo aggredito non conosce questa sua forza nonviolenta, gli altri popoli devono aiutarlo. Come?

- la prima buona vera forza di tutti è dire la verità; e subito dopo è la nostra presenza vicina, solidale, non armata: perché non sono andati subito a Kiev rappresentanti dei popoli, vicini e accanto al popolo aggredito? Ambasciatori, capi politici, studiosi, artisti, uomini e donne di chiesa, semplici volontari di pace, a fare scudo umano, sì: l'umanità fa scudo a chi è offeso, condivide il pericolo per condividere la liberazione. Poi si aprirà un tavolo della parola umana, invece del ruggito bestiale delle bombe.

- noi dei movimenti nonviolenti abbiamo subito detto cose giuste, abbiamo fatto spedizioni di solidarietà, ma non ancora la presenza accanto alle vittime

- E perché il Segretario dell'Onu va solo ora, dopo due mesi, invece che il primo giorno? Anche se il Consiglio di Sicurezza è impotente a ordinare la pace, perché strutturato (col diritto di veto) sul diritto di guerra 1945 e non sul diritto di pace, il Segretario dell'Onu rappresenta tutti i popoli, e la legge di tutta la famiglia umana, che nessuno deve violare. L'autorità morale è più profonda dell'autorità giuridica.

- Io avrei visto bene che papa Francesco, pur con fatica e rischio, fosse andato comunque sul campo, convocando rappresentanti di tutte le religioni. I segnali profetici sono più forti dei risultati immediati.

- il pericolo della Terza Guerra Mondiale - la Guerra dei Tre Imperi - lo vediamo dal primo giorno: lo si affronta con la più ampia convocazione mondiale di pace, di colloquio, di vicinanza, di coraggio, di umanità opposta alle armi, di vita opposta alla morte.

- solo il disarmo totale è giusto e razionale; una pace armata è già guerra

- Come diceva Ernesto Balducci (ieri 25 aprile, 30 anni dalla sua morte): "La pace è il realismo di un'utopia"