Newsletter n.328 dell'1 febbraio 2024
GAZA DELLE GENTI
Cari amici,
abbiamo il piacere di darvi notizia di un libro sulla tragedia in corso a Gaza, pubblicato dall’editore Bordeaux e dovuto a Raniero La Valle. Il titolo del libro è “Gaza delle Genti, Israele contro Israele” ed evoca il ruolo salvifico ora venuto meno della “Gerusalemme delle Genti”, che adesso è piuttosto rappresentato dal sacrificio degli innocenti di Gaza. Esso intende inoltre richiamare tutti al pericolo che l’acquiescenza al genocidio in corso a Gaza possa alimentare un risorgente antisemitismo e rappresentare un grande pericolo per il popolo ebreo della Diaspora e per la stessa fede di Israele.
Le argomentazioni del libro e la ricostruzione degli eventi mostrano che dalla tragedia in atto non si può uscire né con la vittoria di Israele, né con la vittoria di Hamas, né agitando il miraggio dei due Stati per i due popoli. Che si debbano fare i due Stati oggi ormai tutti lo dicono, anche Biden, anche la Meloni, anche il ministro degli esteri inglese Cameron, ma tutti sanno che non è possibile per come sono stati colonizzati e trasformati i territori occupati, e il prometterlo sembra essere solo il modo per non essere riconosciuti come corresponsabili o lavarsi la coscienza, dando intanto ad Israele nuovo tempo per realizzare il suo progetto incessantemente ribadito da Netanyahu. Ma dal conflitto nemmeno è possibile uscire con la definitiva saldatura in un unico Stato dei due popoli in lotta per la stessa Terra. In effetti nelle attuali condizioni l’uno o l’altro esito di questo conflitto, con la vittoria dell’uno o dell’altro, precipiterebbe in genocidio, che del resto è già in atto come la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja ha constatato ingiungendo ad Israele e alle sue Forze Armate di cessarne e prevenirne la perpetrazione.
Non c’è vittoria possibile quando lo Stato di Israele inteso come lo “Stato nazione” del solo popolo ebraico e i 700.000 coloni che hanno preso il controllo di Gerusalemme e della Cisgiordania escludono l’esistenza politica, e perfino fisica, di ogni altro popolo, né i palestinesi potrebbero vincere senza pagarne il prezzo della loro stessa distruzione. Ma una cosa altrettanto grave è che il popolo ebreo della Diaspora è in pericolo, come mai dopo la Shoà, perché l’esecrazione generalizzata che sta suscitando la condotta di Israele a Gaza, documentata giorno per giorno in tutte le Televisioni pur favorevoli ad Israele, si riverbera sugli Ebrei pacificamente inseriti tra i vari popoli e Stati del mondo. L’antisemitismo rischia di trovare crescente alimento man mano che sembra avvicinarsi la definitiva liquidazione di Gaza, o con il trasloco forzato della popolazione palestinese restante o con la sua eliminazione fisica. È Israele stesso, contro Israele, a fomentare oggi l’antisemitismo.
La situazione suscita particolare dolore nelle comunità cristiane più mature e nella Chiesa stessa che dopo il Concilio hanno avuto la gioia di un rapporto fraterno con gli Ebrei, hanno riscoperto l’unità delle due Scritture, ne hanno corretto le letture fondamentalistiche e fuorvianti, si sono inventato e hanno portato avanti il “dialogo ebraico-cristiano”. C’è una unità profonda tra la profezia di Israele e il cristianesimo nella lettura delle Scritture ebraiche da parte di Gesù, come quella del cap. 61 di Isaia da lui fatta nella sinagoga di Nazaret, eppure oggi i rapporti tra le due religioni sono di nuovo in crisi.
Perciò senza una svolta, senza una rettifica del pensiero di tutti, un puro snodarsi dello stato di cose presenti secondo la loro logica propria, non può che finire in catastrofe. C’è una sola soluzione possibile, e una sola cosa da fare: la riconciliazione. In questo senso i cattivi amici di Israele e i cattivi amici dei palestinesi rendono loro il peggiore servizio incitandoli alla reciproca sopraffazione. La riconciliazione, proprio a partire da una veritiera lettura dell’affrontamento in atto non come di una guerra che finisce con una vittoria, ma come di un genocidio che si ritorce anche su chi lo fa, è invece possibile. L’alternativa è che soccombano sia ebrei che palestinesi. Ma questa è la stessa alternativa che si pone sul piano mondiale, dove l’alternativa alla riconciliazione tra Stati Uniti e Russia, tra le grandi Potenze dell’Est e dell’Ovest, è che tutti soccombano nella competizione “strategica”, che è diventata la nuova forma del sistema di guerra instaurata dagli Stati Uniti dopo l’attacco alle due Torri dell’11 settembre 2001.
Da un massimo di male il rovesciamento è possibile, è avvenuto per molti popoli, è avvenuto tra uomini e no, tra bianchi e neri, dopo milioni di morti, è avvenuto anche per noi che ci siamo riconciliati con i tedeschi che avevano fatto la strage di Casaglia a Marzabotto (una intera comunità uccisa con prete, donne e bambini), avevano fatto la strage delle Fosse Ardeatine, avevano fatto i treni da Milano per Auschwitz, e altri delitti “castali”, come li chiamò Giuseppe Dossetti nella sua prefazione al libro “Le querce di Monte Sole”. Così palestinesi e israeliani possono finalmente riconoscersi come coabitanti e cittadini nella stessa Terra, perché questo ha fatto la storia, e la storia da cui veniamo non è fatta da noi. Questo certamente comporta non una conservazione ma un cambiamento, a partire da un ripensamento non dell’ispirazione ebraica dello Stato di Israele, che è giusto sia mantenuta, ma del carattere confessionale ed etnico di questo Stato, a partire da un suo più articolato rapporto con gli Ebrei della Diaspora, come aveva sostenuto Primo Levi, e da una distinzione tra popolo palestinese e comunità islamiche più o meno radicali. Nel libro che abbiamo citato c’è perfino l’idea di ritagliare a Gerusalemme una piccola area extraterritoriale sovrana in cui stabilire un centro mondiale delle tre religioni monoteiste, ebrei, islamici e cristiani, una specie di Stato della Città di Sion (come a Roma lo SCV) per farsi segno e strumento di una conciliazione e un accordo tra le grandi fedi, culture e popoli coinvolti. Niente, come la storia ci mostra, è impossibile.
Nel sito pubblichiamo la notizia sulle misure urgenti contro il genocidio richieste ad Israele dalla Corte dell’Aja, la cui ordinanza nel testo integrale francese è pubblicata nel sito “Biblioteca di Alessandria”. Nel nostro sito pubblichiamo anche un articolo e un’intervista di Francesca Mannocchi sulla "Stampa" che riferisce la posizione dei coloni di rifiuto a una convivenza con i Palestinesi, e un articolo di uno scrittore palestinese, ucciso poco tempo dopo questo suo scritto. Pubblichiamo anche il capitolo recante la proposta su Gerusalemme avanzata nel libro di cui abbiamo detto che, in attesa del suo arrivo in libreria, può essere acquistato al seguente link:
https://www.bordeauxedizioni.it/prodotto/gaza-delle-genti-israele-contro-israele/
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Con i più cordiali saluti,
Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri
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