Sinodo, morte e resurrezione di Luigi Sandri
in “L’Adige” del 7 aprile 2025
Una settimana ad alta tensione, quella appena trascorsa, per la Conferenza episcopale (Cei) e per la Chiesa cattolica italiana, che dal 31 marzo al 3 aprile hanno vissuto un Sinodo nel quale la stragrande maggioranza - vescovi e fedeli - ha bocciato un testo finale pur approvato dai vertici dell'episcopato, e costretto a rinviare al 25 ottobre un'ulteriore e imprevista sessione per approvare un nuovo testo. Un documento che dica parole chiare a favore delle persone Lgbtq e all'ammissione di donne al diaconato. La seconda sessione del Sinodo (la prima si era svolta nel novembre del 2024) era chiamata ad approvare cinquanta «proposizioni» che raccoglievano l’impegno di «come» essere Chiesa nel terzo millennio, e dunque «quali» riforme attuare per annunciare l'evangelo di Gesù.
In tal contesto, si poneva un interrogativo: «che cosa» dire, oggi, alle persone e alle coppie Lgbtq che vivono come tali la loro sessualità, e che cosa fare per dare alle donne il loro posto nella Chiesa, anche introducendo l'ordinazione delle diacone.
Ma, nel dibattito in aula, si sono susseguiti decine e decine di interventi, per denunciare le esitazioni e le ambiguità del testo finale delle «proposizioni» da approvare, che non osavano esprimersi con chiarezza su diversi problemi, come i due indicati, e non solo.
Con grande affanno il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, e monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena, il grande regista del Sinodo, si sono resi conto che l'Assemblea avrebbe bocciato il testo finale, esponendo l'intera Chiesa cattolica italiana ad una crisi dagli esiti imprevedibili.
Essi, dunque, di fronte all'imminente, clamoroso fallimento, hanno avuto la saggezza di accettare che fosse votata una imprevista mozione per rinviare al 25 ottobre la tappa finale del Sinodo che, allora, avrebbe dovuto votare nuove e ben più coraggiose «proposizioni».
Esito del voto: 835 «sì», 12 «no» e 7 astenuti.
Per la prima volta nella storia della Chiesa italiana il «popolo» bocciava un testo che i vertici della Cei avevano imprudentemente accolto.
Adesso, dunque, tutto rinviato ad ottobre; ma come andrà a finire?
Infatti, sui due punti citati, il papa, pur affermando che anche le persone Lgbtq fanno parte della Chiesa, e che le donne sono, per essa, essenziali, ha mantenuto il Catechismo della Chiesa cattolica che condanna gli «atti» omosessuali, e respinto l'ipotesi delle diacone.
Sullo sfondo, la capacità/incapacità del magistero ecclesiastico di comprendere i tempi nuovi che viviamo, e capire che molte prassi e dottrine del passato, oggi dovrebbero essere rifiutate, perché la scienza e la riflessione teologica hanno fatto capire, ai più, che sono figlie di «pre comprensioni» estranee all’Evangelo di Gesù.
Per questo sarà prevedibilmente drammatico il confronto ecclesiale che si sta aprendo. La riforma della Chiesa romana, del resto, non è una passeggiata, come ben hanno insegnato, cinque secoli fa, con le loro ombre e luci, la Riforma, la Controriforma e il Concilio di Trento