III DOMENICA ANNO C

24-01-2022 - Preghiere poesie

III DOMENICA ANNO C con preghiera dei piccoli

Luca 1, 1-4; 4, 14-21

 «1Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, 2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, 3così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, 4in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. 14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. 16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: 18Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, 19a proclamare l’anno di grazia del Signore. 20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

 

Se san Luca prende la decisione di scrivere “un resoconto ordinato” sulla vicenda Gesù di Nazaret è perché le comunità che incontra sono immerse nella disperazione causata dalla violenza dell’Impero Romano e dalla miseria più estrema. L’evangelista intuisce che il solo modo per riportare luce e speranza a chi è avvolto dalle tenebre è quello di educarlo a stare con un testo scritto incaricato di rendere presente il Signore Gesù in chi lo legge e lo ascolta.

Pochi decenni dopo l’opera di san Luca, il suo scritto (assieme a quelli di Matteo, Marco e Giovanni) verrà chiamato “Vangelo”, termine greco che significa “Buona Notizia” per ricordare che la sola fonte della gioia e della speranza è il Signore Gesù (e non le visite dell’Imperatore Romano”).

Significa, per essere concreti, che quando si è in mezzo alla tempesta, il solo modo per ritrovare serenità e voglia di vivere è quello di lasciarsi trovare dal Signore Gesù presente nella lettura, nella meditazione e nella preghiera del Suo Vangelo.

Nella Domenica della Parola fortemente voluta da Papa Francesco non dovremmo mai dimenticare questa fondamentale intuizione di san Luca. È vero: oggi le ragioni della speranza sono sempre meno. La pandemia non si ferma, l’inflazione sta rialzando la testa, i costi dell’energia sembrano impazziti, la metà delle classi scolastiche sono in didattica a distanza… . Per non parlare del Sud del mondo: non vaccinato e schiacciato tra guerre, cambiamenti climatici che causano siccità e fame bisogno di emigrare.

Che fare? È questa la domanda obbligata che affiora sulle nostre labbra. Per san Luca non ci sono dubbi: stare di più con il Signore Gesù presente nel Vangelo è il solo modo che ci aiuta a ritrovare le ragioni (vere) della speranza. Anche perché è questo il solo sentiero che ci rigenera: fermarsi per imparare ad ascoltare il Signore Gesù presente nel Vangelo con l’aiuto della comunità cristiana e con il supporto di libri, di commenti, di guide e di testi in grado di aiutarci ad entrare nella sola Parola che slava.

Si vedano gli otto versetti del capitolo quarto che la chiesa ci propone oggi. Gesù torna dove era cresciuto. Ormai, diremmo noi, è diventato famoso. Le folle lo cercano e lo inseguono non solo perché insegna e predica bene, ma anche perché si fa carico di chi è stanco, oppresso e senza speranza: sfama gli affamati, guarisce gli ammalati, perdona i peccati, etc. Ma cosa fa Gesù rientrato a Nazaret? Si reca nella sinagoga: dove la gente cerca Dio e parole vere di consolazione. Prima di iniziare a parlare, Gesù si fa dare il rotolo del profeta Isaia, la Parola di Dio. Lo apre (non lo tiene chiuso su un tavolo), legge il passo in cui viene promesso il lieto annuncio ai poveri, la liberazione dei prigionieri, la vista ai ciechi e la libertà per gli oppressi e poi lo richiude. Come a dire: per il pregare adulto, non partire mai da te, ma inizia sempre dall’ascolto della Parola di Dio.

Rientriamo però nel testo. Tutti fissano Gesù. Si aspettano il commento, la “predica” diremmo noi. Che non tarda ad arrivare. Composta però da sole dieci parole: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. La nostra salvezza – scrive san Luca – non proviene dal “passato” (con perenni nostalgie che ci rendono sempre fuori posto) e nemmeno dal “futuro” (lavorare giorno e notte per garantire un domani sereno ai miei figli!). La nostra salvezza si trova nel Vangelo del Signore Gesù accolto, “aperto”, letto, ascoltato e meditato “oggi”.

Oggi è nato per voi un Salvatore” dice l’angelo ai pastori che vegliavano il gregge.

Oggi per questa casa è venuta la salvezza” dice Gesù a Zaccheo che lo cerca e che si lascia trovare dal Signore (Lc. 19, 9). “Oggi sarai con me nel paradiso” assicura Gesù al ladrone che lo prega in croce.

San Luca sa molto bene che ieri e domani sono le trappole del nostro vivere che ci allontanano dalla verità, dalla libertà e dall’essere beati.

Il Vangelo non cancella con un colpo di spugna ciò che ci inquieta. Ma ci assicura che nonostante scenari cupi e pesanti anche nel nostro oggi è possibile ritrovare le ragioni della speranza. Con la forza e la bellezza del Vangelo che permette, anche a noi, di dire: “Oggi abbiamo visto cose prodigiose” (Lc. 5,26)

 Preghiera dei fanciulli

Caro Gesù,

                    mi hai messo in crisi. Io dico sempre “poi”, “dopo” o “domani”. Per spostare a chissà quando quello che dovrei fare adesso.

Tu, invece, dici “oggi”. Ed è una parolina che voglio farmi entrare nel cuore e nella mente.

Tu non hai detto “domani”, “dopodomani” o “tra qualche giorno”. Hai detto “oggi”.

E come dicono i miei genitori, “Oggi” vuole dire “adesso” “subito”, non “mai più”.

Gesù grazie perché Tu sei con noi “Oggi”, non domani.

Grazie Gesù perché ai poveri, ai prigionieri, ai ciechi e agli oppressi non hai detto “Domani vi aiuterò”, ma hai ribadito con forza che Tu ti prendi cura di loro “oggi”.

Proprio come hai detto a chi moriva in croce con Te: “Oggi sarai con me in paradiso”.

P.S. Gesù, puoi chiedere alla Maestra di spiegarci il Giorno della Memoria senza farci vedere film che non mi fanno dormire?