DOMENICA DELLE PALME ANNO C

11-04-2022 - Preghiere poesie

DOMENICA DELLE PALME  ANNO C  con preghiera dei piccoli

 

Luca 19, 28-40

Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

[…] Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.

Nei vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) non c’è nessun accenno ai “rami di palma” per accogliere Gesù nel suo ingresso a Gerusalemme. Matteo e Marco parlano semplicemente di alcuni che” tagliavano rami dagli alberi e li stendevano per terra” (Mt. 21, 8), Marco riferisce che alcuni stendevano “delle fronde, tagliate nei campi” (Mc. 11,8) mentre Luca – 19,35-36 – non fa nessun riferimento a piante, rami, fronde o palme. Solo il quarto Vangelo menziona i rami di palme: “la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui…” (Gv,12,12). Ed è grazie al Vangelo di Giovanni che è entrata, nelle nostre comunità, la tradizionale “domenica delle Palme”. A cui, inutile negarlo, siamo tutti fortemente affezionati. Forse per quel rito di benedizione del ramo d’ulivo che passa dalla chiesa alle nostre case; forse perché è parte dei ricordi della nostra infanzia; oppure perché la scena di Gesù che entra in città sul dorso di un asino ci ricorda che vince chi ama, non chi domina.

La pandemia e il divieto di assembramenti ci avevano privati di questo rito. Ma nessuno avrebbe creduto che nella Domenica delle Palme 2022 avremmo dovuto fermare la nostra attenzione sulla differenza tra la Palma, emblema di vittoria, e l’Ulivo, simbolo di pace e di non-violenza. In realtà la tragedia e l’orrore che si stanno consumando in Ucraina (e in tantissime guerre sparse nel mondo!) ci obbliga a queste riflessioni.

Nella cultura greca e dell'impero romano, il ramo di palma era segno di vittoria e di trionfo spesso riservato all’Imperatore e ai condottieri del suo esercito. Il ramoscello di Ulivo – al contrario – ci ricorda la colomba che rientra nell’Arca di Noé tenendo “nel becco una tenera foglia di ulivo” (Gen. 8,11). Ed è il “segno” dell’ulivo che prepara il linguaggio figurato dell’arcobaleno come simbolo di pace definitiva tra Dio e l’umanità (“Questo è il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell'alleanza tra me e la terra. - Gen. 9,12ss). D’ora in poi, dice la Parola di Dio, violenza e guerra potranno abitare la terra solo per responsabilità dell’uomo. Dio ha deposto per sempre il suo “arco” e non lo userà mai più per costruire violenza e morte contro l’uomo.

L’intenzione di Gesù con il suo disarmato ingresso in Gerusalemme è proprio questo: adoperarsi perché sulla Terra – una volta per tutte – cessino le parole del potere, del dominare, della violenza, della guerra, dell’odio e della morte. E si noti il particolare: Gesù non fa appelli, proclami o prediche. Vive in prima persona la scelta del servizio, del dono di sé e del perdono. Avanza contro il male che lo vuole uccidere sul dorso di un asino: puledro che nessun Imperatore assetato di potere e di gloria avrebbe mai cavalcato. Sceglie per sé la nonviolenza e permette alla morte di avanzare su di lui certo che il Padre Suo renderà il linguaggio della guerra parola perdente e penultima.

Sta iniziando la settimana santa. Per le nostre comunità si tratta di un tempo liturgico. Per i popoli martoriati dalla violenza e dalle guerre si tratta, però, di un tempo reale dove fame, ferite, lutti e morte attendono segni di speranza che spesso non arrivano.

Mai come quest’anno il prepararsi alla Pasqua diventa cammino perché:

  • il servizio proposto da Gesù nel Giovedì santo,
  • la nonviolenza ed il perdono praticati dal Signore nel Venerdì Santo
  • il silenzio del Sabato Santo

diventino la vera grammatica della nostra preghiera, del nostro stile di vita e della Pace che decidiamo di praticare nella quotidianità delle nostre scelte.

L’Ulivo benedetto che portiamo in casa diventi segno efficace della benedizione del Dio di Gesù che ci invita – per essere beati – a deporre ogni “arco” che innesca in noi logiche di odio, di ostilità e di rancore.

Gesù ci doni, in questa faticosa e necessaria settimana santa, di gustare la precarietà riposante che sperimenta chi cavalca l’asino e di prendere le distanze dalla drammatica tentazione del cavalcare il delirio del dominare e del comandare per essere serviti.

Buona settimana santa a tutti e auguri intensi di Pace a quanti sono segnati dalla guerra.

                                                    

 Preghiera dei piccoli                                            

               Caro Gesù,

                nella Domenica delle Palme la folla loda Dio con le stesse parole usate dagli angeli nella notte di Natale: “Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli”.

Abbiamo bisogno, Gesù, di queste parole. Nell’ultimo mese abbiamo sempre e solo parlato di guerra, di bombardamenti su case e ospedali e di donne e bambini che scappano.

Gesù fa che il dono della Tua Pace scenda dal Cielo e venga sulla nostra Terra. In modo speciale in Ucraina dove la vita sta diventando impossibile.

Che bella Gesù la tua attenzione per il puledro che fai slegare! Forse per questo san Francesco ha messo l’asinello nel presepe: per ricordare a tutti che Tu sei venuto per servire, non per vincere, comandare o dominare.

Sai cosa faccio oggi? Prendo l’asinello del presepe e me lo metto sulla scrivania con vicino il ramoscello di ulivo.