DOMENICA DI PENTECOSTE

05-06-2022 - Preghiere poesie

DOMENICA DI PENTECOSTE  con preghiera dei piccoli                         Giovanni 14,15-16. 23 -26

[In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli]: «Se mi amate, osserverete i miei

comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. […] Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

 

Marta (il nome è di fantasia) mi ha cercata perché anche nel nuovo condominio si stanno riproducendo le stesse logiche del suo precedente domicilio. “Non le parlo dell’indifferenza che caratterizza la vita condominiale, mi ha detto. Ciò che ritengo inaccettabile è lo spiarsi a vicenda, l’invidia che si tocca con mano tra un pianerottolo e l’altro, il litigare per ogni piccola scelta per arrivare poi al non parlarsi e al non salutarsi.”. Il marito di Marta vive la stessa condizione con la moglie di suo fratello. Da anni non si parlano e nei ritrovi obbligati della famiglia allargata, chi organizza deve inventare acrobazie infinite per evitare che le loro persone si incontrino.

Il cuore umano è fatto così: ha bisogno come il pane delle relazioni (senza le quali non si vive!). Una volta avviate, però, le “appoggia” sull’emotività, che – come è noto – non è base molto solida! Il risultato, quasi scontato, lo conosciamo: l’altro, su cui si era fatto affidamento, delude e si rivela una persona diversa da come si presentava (ambizioso, ipocrita, individualista, scorretto, etc.). Ed è a questo punto che si decide di depennare l’interessato dalla lista degli amici o dei parenti. Succede dappertutto: in famiglia come nel condominio; in comunità laiche e nei contesti ecclesiali; sui posti di lavoro e nei tanti gruppi che si frequentano. E chi si lamenta dell’altro – come Marta – è sempre profondamente convinto di aver ragione, di aver subito il torto e di non aver sbagliato nulla.

Non si capisce la solennità della Pentecoste senza questa (lunga) premessa.

Comunione e Pace tra parenti, amici, vicini di casa e Nazioni sorelle non sono mai frutto “solo” dell’impegno umano, di accordi internazionali e/o di convenzioni preparate da esperti. Se il Signore non costruisce la casa della comunione e dell’amicizia, invano ci sforziamo di stare bene con gli altri.

È Lui – il Signore Gesù – che prima ci educa alla Pace e al convivere nel segno dell’amore e poi ci consegna il Suo Spirito che ci rende capaci di superare non solo egoismi e rancori, ma anche quelle sterili convinzioni che ci costruiamo nella testa per non arrendersi alla bellezza del perdono. Quante volte il nostro “spirito” ci autoconvince che solo noi abbiamo ragione! Quante volte ci ripetiamo che chi ha torto è l’altro e che per nessun motivo al mondo siamo disposti a passare oltre l’offesa ricevuta.

Lo Spirito di Gesù parla altri linguaggi. Insegna logiche più umane e ricorda le sole Parole – quelle di Gesù – che ci rendono capaci di costruire la casa sulla roccia (“Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto” – Gv. 14,269).

E per capire che cosa succede quando lo Spirito di Gesù entra nelle nostre case, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità, facciamoci aiutare dalla Prima Lettura tratta dagli Atti degli Apostoli. Lo Spirito di Gesù si abbatte impetuoso sulla casa dove i suoi discepoli si trovano alle prese con dubbi e paure. Si posa su ciascuno di loro e questi scoprono che grazie allo Spirito di Gesù riescono finalmente a capirsi. “Come mai – si domandano – ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio” (Atti 2,8-11).   Lo Spirito di Gesù non annulla le nostre diversità; non ci appiattisce in una uguaglianza da ciclostile e non ci condanna per le nostre quotidiane fragilità legate al convivere. Fa molto di più: ci insegna a stare insieme con la forza del perdono reciproco; ci educa al silenzio di chi, da una parte, sa ascoltare la Parola di Gesù e i bisogni dell’altro e – dall’altra parte – evita di parlare male degli assenti e alle loro spalle.

Lo Spirito di Gesù ci spinge a cambiare (per non diventare vecchi dentro) e a lasciare le nostre certezze quando queste sono infarcite di rancore, di odio e di ostilità.

Questo è il significato per la nostra vita della festa di Pentecoste: lo Spirito di Gesù si “abbatte” sulle nostre case per farle diventare dimore di Pace, di comunione, di gioia e di perdono. Buona festa a tutti.

                                                          Preghiera dei piccoli

Caro Gesù,           

                     per spiegarci che la parola Pentecoste vuole dire “cinquanta giorni” (dopo Pasqua), la catechista ci ha chiesto di pensare al «pentagono»: il poligono dai cinque lati uguali. E al di là del numero dei giorni, Tu – in questa festa – ci doni il Tuo Spirito perché ci aiuti a “ricordare” non solo le cose di scuola, ma anche l’amore che Tu hai per noi e la forza della Tua Parola.

Non lo sapevo Gesù, ma oggi l’ho scoperto: è il cuore che “ricorda” e che trattiene per sempre i momenti belli della vita. Ti prego Gesù: con il Tuo Spirito entra nel mio cuore e fa che il Tuo Vangelo diventi la guida della mia vita.

Gesù, mercoledì finisce la scuola.

Grazie per le mie maestre, per i miei compagni, per Caterina (la bidella del piano che è bravissima) e per tutti quelli che lavorano per noi.