XXIX DOMENICA ANNO C

16-10-2022 - Preghiere poesie

XXIX DOMENICA ANNO C  con preghiera dei piccoli

 

Dal Vangelo di Luca 8, 1-8

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

 

L’immagine utilizzata da san Luca per descrivere il livello di sofferenza che c’è nel mondo è efficace. Quel “grido” incessante (giorno e notte) che dalla Terra sale al Cielo, è la fotografia perfetta di chi non riesce più ad articolare la parola per narrare il suo dolore. Siamo nel punto di incontro tra dolore e angoscia ed è in quel crocevia che dal cuore esce il “grido”: l’ultima richiesta di aiuto. Penso a chi è sotto le bombe a causa dell’aggressione russa di Putin in Ucraina; penso a quanti vedono il loro “grido” silenziato dall’acqua del mare che non poche volte anziché traghettare migranti disperati verso la speranza prende loro la vita (nel 2022 sono aumentati di 100 milioni i migranti nel mondo rispetto all’anno precedente); penso a chi – nei nostri ospedali – “giorno e notte” cerca le parole per liberare il proprio dolore e si accorge di non riuscire nemmeno a “gridare”.

È così oggi. Ma era così anche ai tempi di Gesù e cinquant’anni dopo: nel momento in cui san Luca compone il suo Vangelo. Occupazione militare della Palestina da parte dell’Impero Romano e continue e prolungate persecuzioni dei cristiani creano un clima di sofferenza e di angoscia indelebile. E sono molti coloro che avvertono la tentazione di interrompere il loro cammino di fede cristiana perché scandalizzati dal silenzio di Dio davanti alle fatiche, alle ferite e alle palesi ingiustizie che confermano l’arroganza dei forti sui deboli. La vedova di cui parla Gesù non incarna solo la donna (quasi certamente giovane) che ha perso il marito e che a causa di quel lutto si è trovata immersa nella miseria. Quella povera donna che chiede e che cerca giustizia è il simbolo di tutta l’umanità scandalizzata – da una parte – dalle ingiustizie che i poveri devono subire, e – dall’altra parte – dalla corruzione di chi dovrebbe dare e fare giustizia (il giudice) mentre in realtà non si interessa di chi dovrebbe difendere e sostenere. In quella povera vedova – però – San Luca vi ritrova anche il simbolo della nostra chiesa e delle nostre comunità cristiane ogni qual volta perde di vista la sua relazione fondamentale con il Signore Gesù e si disperde in mille attività senza trovare il senso profondo del suo essere e fare.

San Luca però sa molto bene che il suo Vangelo è e deve diventare buona notizia. Ed è per questo che consegna al suo lettore – dopo questo quadro oggettivamente cupo e poco intriso di speranza – due intense conferme. La prima riguarda la certezza che il Dio di Gesù non è sordo al grido di chi invoca giustizia giorno e notte. “Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente.”. Ecco la grande, bella e definitiva certezza che Gesù, attraverso san Luca, ci consegna: Dio farà giustizia a ciascuno di noi e “prontamente”. Non sempre – come diceva Bonhoeffer – il Dio di Gesù soddisfa o esaudisce tutti i nostri desideri (anche perché Dio è buono e ci vuole così bene da non ascoltare tutti i nostri capricci), ma la nostra richiesta di giustizia Dio la ascolta ed è sempre pronto ad esaudirla. L’evangelista, però, non conclude a questo punto il suo racconto. Mette in bocca a Gesù un interrogativo che deve cadere al centro del nostro cuore per irradiare, da quel centro vitale, uno slancio nuovo di vita. La domanda l’abbiamo ascoltata: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà ancora fede?”. Come a dire: Dio le sue promesse le esaudisce e ascolta il grido degli oppressi che cercano giustizia. Ma voi che leggete, che ascoltare e che pregate il mio vangelo – questa la domanda di Gesù – prestate accolto alla vedova che, vicino a voi, cerca e chiede giustizia? Pregate per i poveri (delegando a Dio il compito di aiutarli) oppure pregare “con” i poveri fino a portarvi al loro fianco per costruire insieme risposte di giustizia e di speranza? Ancora una volta il Dio di Gesù ci rovescia la prospettiva e ci rende migliori: come persone e come comunità. Anche perché se nel nostro mondo carico di ferite e di violenze sono presenti comunità di fede cristiana che sanno ascoltare il grido dei poveri, condividerlo e piegarsi per aiutarli, possiamo capire che cosa vuole dire Gesù quando, a chi gli domanda “Quando verrà il Regno di Dio”, risponde che il Regno di Dio “è in mezzo a voi” (Lc. 17, 22, capitolo precedente al nostro testo). 

Un grande invito anche a cambiare modo di pregare: per passare dal “dire le preghiere” o dal solo “andare a messa” al “fare” della vita una preghiera sempre al servizio del prossimo e con il cuore aperto a chiedere a Dio di intervenire là dove io – purtroppo – sono debole, impotente o troppo distante. Buona domenica.

                                     

                                                                          Preghiera dei piccoli               

Caro Gesù,       

                         ormai l’ho capito: non basta pregare per i poveri o per  gli ammalati. Tu ci chiedi anche di aiutarli e di stare vicino a chi sta male (a volte basta una telefonata per dire all’altro che gli sei vicino).

Penso alla vedova della Tua parabola.

Nessuno mette in dubbio che Dio l’aiuti e che la benedica.

Senza quel giudice che si è deciso di darle ascolto solo per non sentirla più, però, lei sarebbe rimasta sempre più povera.

Facciamo così, Gesù: da oggi non ti dico più “Preghiamo per i poveretti o per gli ammalati”.

Sarò più concreto. E ti di chiedo: di aiutarmi ad accorgermi di chi, vicino a me, sta male e di darmi la forza per aiutarlo.

Sei speciale, Gesù. Mi piace come mi insegni a pregare.

 

P.S. Martedì è san Luca. Gesù benedici mio papà che porta questo bellissimo nome.