IV DOMENICA di PASQUA ANNO A

02-05-2023 - Preghiere poesie

IV DOMENICA di PASQUA  ANNO A con preghiera dei piccoli

Dal Vangelo secondo Giovanni 10,1 - 10

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

 

Non siamo abituati a cogliere i nessi logici (e teologici) tra un capitolo e l’altro del Vangelo. Il fatto però che il racconto del buon pastore (cap. 10) segua la descrizione della guarigione del cieco dalla nascita (cap. 9), è perché l’evangelista vuole presentarci il Signore Gesù come il Pastore che ci guida e che ci rende capaci di “vedere” chi realmente sa prendersi cura di noi. Se il Signore non apre i nostri occhi ognuno di noi rischia di affidare la sua vita a ladri e a briganti che non si occupano delle pecore (“Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere” - Gv. 10,10), ma che usano le pecore per ingrassare sé stessi. Dopo una lunga catechesi da parte di Gesù sulla bellezza e sulla bontà del Pastore che dà la propria vita per le pecore e dopo aver denunciato senza ambiguità i rischi e i reali pericoli che ladri e briganti rappresentano per ciascuno di noi, l’evangelista riprende il suo racconto. Per presentarci poi, al capitolo 18, Pilato scosso e confuso davanti ad un Gesù arrestato senza colpe alle prese con il suo goffo tentativo di liberare quell’inquietante imputato in occasione delle feste di Pasqua. La folla dei giudei, però, non è d’accordo: “Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!”. (Gv. 18,40). E all’evangelista non resta che annotare: “Barabba era un brigante”. Utilizzando lo stesso termine greco (“lestes”) impiegato nel capitolo 10: dove viene messo a confronto il buon pastore (che la dà la propria vita per le pecore) con il ladro e il brigante.

In teoria e durante la fase dell’ascolto di un principio astratto, siamo tutti pronti a dare ragione all’evidenza e alla verità. Nella pratica però, quando la vita si fa avanti con il suo carico di fatiche, di contraddizioni e di pressioni emotive, ecco che il cuore oltrepassa la ragione e si affida a chi era stato definito un “brigante”.

Non è ciò che è accaduto anche nella storia? Siamo reduci da un 25 aprile che ha acceso molte speranze (come non ringraziare il Presidente Mattarella per la chiarezza dei suoi discorsi e per la lucidità di analisi storiche che non possono essere stravolte o addolcite) e altrettante discussioni e ambiguità. Ma non possiamo dimenticare che sempre le dittature crescono e si espandono con il consenso delle folle che “gridano” una adesione cieca e acritica al capo che puntualmente la storia smaschererà come un ladro e un brigante. È stato così per Hitler, per Mussolini e per i tanti (troppi) dittatori che hanno versato fiumi di sangue. Le vergognose leggi razziali che hanno sporcato per sempre il nostro Paese, non si sono “impiantate” nel nostro Paese grazie anche al consenso della folla e all’indifferenza di chi non voleva vedere?

Si noti ancora che nel suo presentarsi, il Buon Pastore si presenta dicendo: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo”. Il tratto distintivo della libertà è dato - secondo la Parola di Gesù - dalla possibilità di entrare e di uscire dal pascolo che rende “beata” la nostra vita. L’esatto opposto dei mille inviti che riceviamo ogni giorno ad “entrare” in questo o quel contesto (penso ai luoghi pubblicizzati che ci chiedono di oltrepassare la soglia di siti commerciali, del gioco, della vacanza e persino della sanità privata) per poi uscire solo dopo aver sborsato il prezzo per quella permanenza!

Per tornare al Vangelo: abbiamo bisogno che il Signore Gesù ci apra gli occhi (siamo tutti dei ciechi quando ci mettiamo alla ricerca del “pastore” della vita) e soprattutto abbiamo necessità che Lui - e soltanto Lui - ci guidi, si prenda cura di noi e ci conduca fuori dai nostri schemi piccini che ci imprigionano e che ci rendono schiavi di troppi padroni (pigrizia, egoismo, consumismo, odio, rancore, etc.).

Senza mai dimenticare che Gesù Buon Pastore ci chiama per nome e Lo si riconosce soltanto se si familiarizza con la Sua voce e con la sua Parola. Significa che se non impastiamo la nostra vita con il Suo Vangelo, sono le altre voci (commerciali, pubblicitarie e/o ideologiche) che si prendono cura di noi e che ci gestiscono. Quando - al contrario - il Vangelo ci forma mente e cuore, non solo riconosciamo il Buon Pastore e siamo critici verso tutti i “briganti” che fingono di interessarsi alla nostra vita, ma sale spontanea - nel cuore e nel nostro stile di vita - la voglia di servire chi ha bisogno di noi e chi ci chiede aiuto. Si scopre, cioè, che ascoltare la Sua voce ci rende piccoli collaboratori del grande Pastore. E questo apre la vita ad orizzonti di vita che non ha fine.

Buon I maggio a tutti.

                                                                 Preghiera dei piccoli

Caro Gesù,

                        il fratello di mio nonno è andato a fare il pastore all’età di otto anni. Da maggio a novembre suo papà l’ha mandato al pascolo in montagna e lui dormiva in una baracca. La sua storia l’ho trovata su un libro dal titolo “Bambini in affitto”.

Una volta era così: a otto o dieci anni si era già grandi e si andava a lavorare.

Oggi per fortuna le cose sono cambiate.

Tutti noi bambini andiamo a scuola e possiamo crescere senza pensare al lavoro.

Grazie Gesù perché il pezzo di mondo in cui viviamo è migliorato. Aiutaci Tu a difendere tutti i bambini del mondo. Anche quelli che ancora oggi vanno a lavorare a otto anni o, peggio ancora, quelli che fanno i bambini-soldato.

E grazie anche perché sei Tu che ci guidi, che ci proteggi e che ci aiuti a crescere bene.

Sei Tu il mio pastore.