ASCENSIONE DEL SIGNORE Anno A

22-05-2023 - Preghiere poesie

ASCENSIONE DEL SIGNORE  Anno A con preghiera dei piccoli

 

Dal vangelo secondo Matteo,  28, 16 – 20

 Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 

Lo sappiamo e non dobbiamo dimenticarlo: i Vangeli non sono libri di storia e chi scrive non è un cronista incaricato di raccontare dettagli precisi della vicenda di Gesù, ma un teologo che vuole consegnare al suo lettore quella verità teologica che ci rende - personalmente e come comunità - migliori e più autentici. Per capirci: la Galilea dista 150 Km. da Gerusalemme, dal luogo dove hanno deposto Gesù morto. L’invito dell’angelo alle donne che di buon mattino si recano a visitare la tomba di Gesù di recarsi in Galilea (“…ecco vi precede in Galilea”) non è, pertanto, una annotazione geografica. È piuttosto il grande annuncio del Vangelo: Gesù risorto si rende visibile là dove ognuno di noi vive, lavora, lotta, sogna e spera. La Galilea - regione di frontiera che permette a Israele di “toccare” terre diverse e definite dal credo religioso come terre “pagane” - è stata per Gesù il luogo dove si è consumata la quasi totalità della sua vicenda umana; il contesto in cui è cresciuto nel più totale anonimato all’interno di quella famiglia che oggi chiamiamo “santa”, ma in tutto uguale alle altre: alle prese con il lavoro, con la precarietà dei poveri e con le fatiche di vivere in un Paese occupato da forze straniere. L’evangelista non ha dubbi: la Galilea in cui Gesù risorto ci precede è il richiamo alla nostra quotidianità, quella dalla quale vorremmo scappare e dove - di fatto - consumiamo la nostra voglia di assoluto e di infinito.

È un sogno ricorrente che tenta spesso: illudersi che il giorno in cui riusciremo a scappare dal dove siamo (stanchi, delusi incompresi, alle prese con fatiche, divisioni, litigi e forse anche invidie…), si possa - finalmente - trovare quella pace e quella serenità di cui abbiamo profonda nostalgia. Se questo pensiero attecchisce in noi, si sappia - ci dice san Matteo - che il primo a proteggerci da quelle fantasie sbagliate e pericolose è Gesù risorto.  Scappare dalla vita non è mai sano. Così come non è saggio illudersi che solo in un altrove astratto e ideale possano esistere le condizioni per stare bene.

Gesù risorto ci vuole bene in “questa” vita; all’interno delle coordinate storiche e geografiche in cui siamo immersi; con questi parenti, figli, amici e relazioni che hanno costruito la nostra vita. Gesù risorto ci chiede di restare là dove siamo: nella nostra Galilea. Ma ci invita anche a cercare - tra le case in cui viviamo, lavoriamo e condividiamo la nostra vita - “il monte” che cambia il senso del nostro essere e del nostro correre insieme.

Affascinante il particolare. Gesù aveva detto: “andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno” (Mt. 28,10). Loro - i discepoli - “andarono sul monte che Gesù aveva indicato loro” (Mt.28,16). Intuiscono che la Galilea non è solo una regione geografica, ma è soprattutto il luogo ordinario e feriale in cui ognuno di noi vive. Ma capiscono anche che se non si mettono in pratica le beatitudini che Gesù ha proclamato dal monte in Galilea, la quotidianità non decolla e non incontra la libertà sperata.

Per incontrare Gesù risorto e per stare bene, ci dice san Matteo, dobbiamo andare sul monte delle beatitudini. Dobbiamo cioè - oltre il linguaggio simbolico - entrare in quella logica liberante dell’occuparsi di chi, vicino a noi, è oppresso, piange e soffre l’ingiustizia perché il Dio di Gesù è con loro, in mezzo a loro e accanto a chi soffre e a chi si prende cura del debole. Prospettiva rovesciata. Non scappare da dove siamo, ma abitare la nostra storia individuando - però - il monte che ci aiuta a stare con il Vangelo e con il messaggio di Gesù. Ed ecco il doppio movimento che ci presenta l’evangelista: il Dio di Gesù ci precede, ci trova e ci raggiunge, ma ci chiede anche di “andare”, di muoverci e di non smettere mai di cercare. Ci propone - in pratica - quella bella fatica del credere e del fidarsi del Signore Gesù oltre i riti, le semplici appartenenze o le pratiche tradizionali. Un cammino certamente liberante per ciascuno di noi, ma indispensabile e profetico anche per i nostri giovani. I quali non capiscono più i codici della tradizione (e non si ritrovano perciò nei nostri riti, nelle nostre pratiche di fede, etc.) e vorrebbero provare ad affrontare la fatica dell’andare in Galilea per dare un senso alla loro vita carica di ansie e di furti di futuro, ma rischiano di trovarsi sbarrato il cammino di chi li aspetta a messa. Giovani che cercano adulti disposti ad accompagnarli in quel cammino che li aiuta a raggiungere il monte in Galilea e non cittadini delusi dalla politica e cristiani confusi e spenti.

Ultimo ma non meno importante. “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” è una espressione che può dire solo Gesù. Solo Gesù può dire “Io sono” e usare così il nome di Dio (“Io sono”). Solo Gesù può usare questa formula. Nessun altro. Il che significa che chi vende la tesi che “Dio è con noi” è perché vuole legittimare la sua voglia di dominare e sta cercando un lasciapassare per usare la violenza. Se non è Gesù a dire “Io sono con voi” è forte il rischio che si stia preparando qualche guerra. E la storia di ieri e di oggi conferma la forte attualità e chiarezza del Vangelo.

Buona domenica.

Preghiera dei piccoli

Caro Gesù,

                 non lo avevo mai notato: all’inizio del Vangelo di Matteo c’è scritto che a Te “sarà dato il nome Emmanuele che significa Dio con noi” (Mt. 1,23).   E alla fine ci sono le stesse parole: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Gesù è bello sapere che Tu sei sempre con noi: quando le cose vanno bene, ma anche quando vanno male.

Tu, Gesù, non sei lontano da dove noi viviamo, dalle nostre città e dalle nostre case. E sei soprattutto “con-noi” per farci sentire il tuo amore e il tuo perdono.

Grazie Gesù perché il Tuo Vangelo mi aiuta a non dire sempre “io” e a scoprire la bellezza del “noi” anche se a volte è difficile stare insieme.

Sono solo sei parole: “Io sono con voi tutti i giorni”. Ma cambiano tutto.

Grazie Gesù.