FESTA DI CRISTO RE 24 NOVEMBRE 2024
“Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce”
Per quanto le categorie monarchiche abbiano abbandonato il nostro tempo (i Re ormai esistono solo nelle rappresentazioni storiche e i pochi che ci sono nel mondo svolgono solo funzioni simboliche), la solennità di Cristo Re continua a suscitare – nella comunità di fede che celebra l’eucarestia domenicale – il suo fascino. Da un lato perché si pone come ponte e come cerniera tra l’anno liturgico che si chiude e l’inizio dell’Avvento che apre il nuovo tempo della celebrazione del mistero di Cristo. Dall’altro lato perché, all’interno di questa collocazione strategica, ci invita non solo a prepararci al Natale ormai già alle porte, ma anche a fare il bilancio di un anno che, con il passare delle stagioni, sembra sempre più breve (“Siamo di nuovo in Avvento?!, Sembra ieri che lo abbiamo celebrato!”).
Un bilancio dell’anno che – grazie a questa saggia e bella ricorrenza – diventa un grande invito ad interrogarci (in modo non troppo superficiale) sul senso del tempo che scorre e del dove ognuno di noi è intenzionato ad arrivare.
Ma lasciamo che a dare il senso e la direzione della Festa di Cristo Re sia il Vangelo di Giovanni che la chiesa ci propone oggi. Siamo al capitolo 18 del quarto Vangelo. Gesù è appena stato arrestato. Sta iniziando il processo-farsa a Gesù dove la sentenza è già stata scritta (condanna a morte) dal potere religioso dei giudei, i quali però non hanno il coraggio di emetterla e per questo chiedono a Pilato, il governatore dell’Impero Romano (l’invasore!), di essere lui ad assumersi questa responsabilità.
Il particolare, tra l’altro, curioso è il seguente: siamo alla vigilia dell’Avvento incaricato di prepararci al mistero della nascita di Gesù e la chiesa ci prepara alla celebrazione del Santo Natale con la pagina di Vangelo che immette Gesù nella passione che precede la sua morte in croce e la sua resurrezione. Per dirci che nella nascita di Gesù è già iscritto il dono della sua vita in croce per tutti noi: per liberarci dalla morte e perché ognuno di noi inizi – già in questa vita – il suo cammino di libertà, di verità e di amore senza fine che proseguirà in quella vita eterna a cui siamo destinati in virtù del nostro battesimo.
Il dialogo tra Pilato e Gesù è, da questo punto di vista, istruttivo e illuminante.
Pilato è il giudice che “chiama Gesù a sé” (“Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù”), ma chi guida il dialogo, chi conduce il gioco e chi si presenta come la vera voce che “chiama” (tutti) a libertà e a verità profonda, è Gesù: “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Si noti il particolare: Gesù non ha detto «chi ascolta la mia voce è dalla parte della verità», ma l’esatto opposto: «solo se stai dalla parte della verità sei nelle condizioni per ascoltare la voce di Gesù». Ed il messaggio è molto forte: Pilato, non può ascoltare quanto Gesù gli dice perché non ha il coraggio di stare dalla parte della verità. Lo ha appena detto al sommo sacerdote: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge” (Gv.18,31); tra poco dirà che “io in lui non trovo alcuna colpa” (19,4). La verità Pilato la conosce molto bene. Pilato è consapevole che Gesù è innocente. Così come sa che un vero giudice non può – nel modo più assoluto – condannare a morte un “non-colpevole/innocente” solo per difendere il proprio potere. Condannare un innocente è – per un giudice – una vera bestemmia.
Gesù legato “chiama” anche lui a seguire la sua coscienza e a mettersi in ascolto attivo, obbediente e con attenzione della verità che bussa al suo cuore. La verità Pilato la conosce. Ma non ha il coraggio di ascoltarla. Non ne ha la forza. Si rifiuta. Antepone il suo prestigio, le sue paure e il suo potere alla verità. E così facendo non permette alla Parola di Gesù che lo “chiama” a libertà e a verità, di incamminarlo sulla strada della beatitudine.
La Domenica di Cristo ricorda anche a noi che solo se diventiamo capaci di stare dalla parte della verità e se ascoltiamo con libertà, attenzione e obbedienza ciò che dobbiamo fare, diventiamo capaci di accogliere la sua Parola che ci introduce nella via dell’amore e della vita che non ha fine già in questo mondo.
Quante volte il che cosa dobbiamo fare lo sappiamo. Quante volte le intenzioni ci sono. Quante volte la verità la conosciamo. Poi però ci difendiamo. Cerchiamo scuse. “In fondo lo fanno tutti”, “tanto il mondo non lo salvo io”, “Che sarà mai, posso smettere quando voglio”, “In fondo ho bisogno di questo o quell’aiuto: mica posso mettermi contro tutti...”, etc. etc. Così facendo, però, non solo zittiamo la nostra coscienza, ma impediamo anche alla Parola del Vangelo di scendere nel nostro cuore e di darci la forza di attuare quel bene che non può e non deve restare solo sul piano delle intenzioni. Alla sera della vita non saremo interrogati sulle pie intenzioni o sui buoni propositi, ma sulle azioni buone che abbiamo fatto concretamente. Anche perché è questo stare concretamente dalla parte della verità, dell’onestà, della giustizia e della difesa del debole che rende docile il nostro cuore e che apre le nostre orecchie alla Parola del Buon Pastore che chiama sempre e che oggi è anche Cristo Re.
Buona Festa a tutti. Guido Tallone
Preghiera dei piccoli
Caro Gesù,
mio cugino è disabile. Non parla, non cammina e capisce molto poco. Quando sono con lui l’unico gioco che facciamo è battere una mano contro l’altra. Perché lui non riesce a fare nessun altro gioco.
Si chiama Enrico. È bello. Ed è anche bravo. E se ha un po’ di musica nelle cuffie appoggiate sulle orecchie, lui è felice.
La cosa che mi impressiona sempre – quando sono a casa sua – è che suo papà, mio zio, dice sempre che Enrico è il suo Re.
Gli ho chiesto: "Perché lo chiami così?”.
Lui mi ha risposto che Enrico è Re perché non è seduto sul Trono che giudica e perché permette a chi gli sta vicino di sedersi sulla sedia del servizio e dell’ascolto.
Grazie Gesù per questa Domenica. Che è la Festa di Cristo Re, ma anche quella di Enrico Re.