III DOMENICA DI AVVENTO

16-12-2024 - Preghiere poesie

III DOMENICA DI AVVENTO (Lc. 3,10-18) - 15.XII.2024

(“Che cosa dobbiamo fare?”)

 

La terza domenica di Avvento viene chiamata, tradizionalmente, “domenica della gioia”. E non a caso l’antifona d’ingresso recita così: “Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto. Rallegratevi.”. Ma è la seconda lettura, tratta dalla lettera di san Paolo ai Filippesi, a spiegare le ragioni di questo invito alla gioia: “Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!” (Fil. 4,4).

Domani inizia la novena al santo Natale. Mancano meno di dieci giorni alla santa notte che ci ricorda la nascita del Bambino Gesù, l’Emanuele, il Dio con noi. Ma c’è davvero bisogno che la chiesa – in questi giorni di vigilia – ci rivolga questo forte appello al gioire?

In teoria non dovremmo aver bisogno di “solleciti” per “gioire”. In pratica, però, e più in profondità, questo invito rischia di cadere nel vuoto, se prendiamo in considerazione la stanchezza, lo stress, il correre, gli affanni e le fatiche che caratterizzano il tempo che prepara il Natale. Per non parlare della rabbia per una condizione economica che non ci permette la serenità sperata; dell’invidia per chi ha molto di più facendo molto meno; della gelosia per i figli degli altri (l’erba del vicino sembra sempre più verde!); dello stress generato dalle feste con i loro riti obbligatori di doni, di pasti e di condivisioni spesso forzate. Se un bravo regista decidesse di documentare gli sguardi di chi corre tra le luci sfavillanti delle nostre città addobbate per annunciare l’arrivo del Natale, scopriremmo che la quasi totalità dei volti è tra il cupo e il triste, alle prese con una nostalgia di gioia natalizia che non c’è più (legata all’infanzia) e alle prese – da una parte – con le ansie personali di chi ha perso il lavoro, di chi è in cassa integrazione, di chi ha visto fermarsi il suo progetto d’amore o di chi è tra le file di malati seri e affidati a cure impegnative e – dall’altra parte – alle prese con quelle guerre che sono attorno a noi e che ci lasciano attoniti e senza parole a causa del fatto che nessuno sa come sarà possibile arrivare alla Pace.

Alla luce di queste analisi, la terza domenica di Avvento diventa perciò un grande aiuto per uscire dalla malinconia che appesantisce il nostro cuore e che non ci lascia intravedere che il Signore è vicino. Vicino a noi. E così vicino “a me”, da rendere la Sua nascita il grande dono che rene possibile la speranza e la gioia.

Ed un primo e interessante aiuto perché ognuno di noi incontri – finalmente – la gioia piena donata dal santo Natale, ci viene dal Vangelo. Prima ancora che Gesù inizi il suo ministero pubblico, le folle, i pubblicani e i soldati si recano da Giovanni Battista per chiedergli: “Che cosa dobbiamo fare?”. Il cuore umano è fatto così: tra una rabbia e l’altra impiega tonnellate di energie per costringere (senza mai riuscirci!) l’altro a cambiare. Chi si lascia illuminare dalla Parola di Gesù sperimenta – prima ancora di tante teorie – che le radici della gioia vera affondano nel terreno dell’accogliere l’altro e dal cambiare sé stesso. Tutte le volte che l’altro è oggetto del nostro giudizio di condanna e ci accaniamo perché lui cambi, ci allontaniamo dalla gioia per fare esperienza di rabbia e di sterilità.

E sul che cosa dobbiamo fare per cambiare noi stessi, san Luca è molto chiaro, semplice e profondo. Intanto ci ricorda che il Dio di Gesù non chiede nulla per sé stesso. Il Padre di Gesù non ci vuole fermi ad adorarlo, a servirlo o ad offrirgli costosi e corposi sacrifici. La gioia cristiana, ci ricorda il Vangelo di questa domenica, nasce da corrette relazioni con noi stessi e con il fratello.

“Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha”. Della serie: non vivere per te stesso; non accumulare tuniche nell’armadio che non sai di avere, che non metterai mai, che inquinano il mondo al momento dello smaltirle e che offendono chi non ha nulla per coprirsi. Se il tuo sguardo non incontra mai il bisogno dell’altro, del povero e del creato – non dimenticarlo – non sarai mai nella gioia.

Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Del tutto inatteso per la nostra mentalità che ha imparato a convivere con le tante corruzioni diffuse: la gioia è garantita dalla pratica dell’onestà. Anche perché corruzione, abuso di potere e ricchezze ottenute con l’aiuto della disonestà non solo rendono stanco il cuore, ma non hanno futuro. Prima o poi crollano e non garantiscano la serenità sperata.

Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentavi delle vostra paghe”. Disarmante. Non trattare male l’altro: mai, nemmeno se hai del potere sulla sua condizione E cerca di accontentarti di quello che hai. Anche perché spesso e volentieri l’inferno inizia proprio così: inseguendo “un di più solo per te” che non arriverà mai e per il quale ci si indebita con prestiti e mutui che rubano la serenità del cuore.

Accorgersi di chi ha meno; detestare ogni forma di corruzione; mai maltrattare l’altro e accontentarsi dei propri redditi (per non entrare nella dipendenza dal denaro): sono questi i piccoli-grandi sentieri che ci portano al Natale e alla gioia vera. E che ci rendono capaci di accorgersi che il Signore è vicino.

Buona Novena di Natale.

 

Preghiera dei “piccoli”

 

Caro Gesù,

                   ormai l’ho capito: quando i grandi gridano è perché vogliono fare cambiare idea a chi hanno davanti. Sempre.

Appena arrivi Tu, però, le cose cambiano. E tutti (le folle, i pubblicani, i soldati) vanno da Giovanni e chiedono “che cosa dobbiamo fare?”.

Non vogliono più trasformare gli altri, ma domandano a Tuo cugino come cambiare loro stessi.

Credo sia questo il senso del Natale: imparare a stare insieme e disposti ad accogliere l’altro per quello che è.

Sei forte, Gesù.

Non hai ancora iniziato a predicare e già si sente che la Tua presenza ha la forza di trasformare tutto e tutti.

Tu vieni tra le nostre case, Gesù, per rendere ciascuno di noi capace di cambiare dentro e per renderci più forti, in grado di voler bene a chi ci è vicino e soprattutto disposti ad accogliere l’altro così come lui è.

Grazie Gesù per questo Avvento