Commento al vangelo della III domenica anno C P. Alberto Maggi

28-01-2025 - Preghiere poesie

     Commento al vangelo della III domenica anno C  P. Alberto Maggi

           

  Vangelo secondo Luca 1,1-4; 4,14-21

 

Quattro volte Gesù, secondo il Vangelo di Luca, entra in una sinagoga, e ogni volta è sempre in una situazione di grande conflitto. La prima volta, quella che la liturgia ci presenta oggi, addirittura cercheranno di ammazzarlo. Vediamo il perché. La liturgia ci presenta l’inizio del Vangelo di Luca, con l’intenzione dell’evangelista di descrivere accuratamente i fatti che altri hanno già narrato, e poi si salta subito, per quelle improvvise alchimie dei liturgisti, al capitolo 4. “Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito” - dopo le tentazioni del deserto - “e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe”. Ecco l’evangelista incomincia a prendere le distanze: le sinagoghe sono loro. Già la comunità cristiana si è distaccata da quella ebraica e quindi c’è questa differenza, sono le loro sinagoghe. “E gli rendevano lode” - gli rendevano lode ma a Nazareth, a quanto pare non accadde la stessa cosa. “Venne a Nazareth” – Nazareth è un borgo di trogloditi, cioè gente che viveva ancora nelle grotte, un borgo selvaggio, conosciuto per essere un covo di nazionalisti, cioè di persone attaccate a ideali religiosi di supremazia di Israele e di violenza contro i dominatori romani – “e, secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga” - è la prima delle quattro volte in cui Gesù entrerà nella sinagoga nel Vangelo di Luca, e ogni volta sarà occasione di conflitto - “e si alzò a leggere.” “Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia” - le letture liturgiche nella sinagoga seguivano un ciclo triennale, pertanto ogni sabato era ben prevista, ben prescritta, la lettura da fare. Ma Gesù, ecco che fa la prima infrazione: non legge il 3 testo previsto per la liturgia di quel giorno, il testo dice invece che - “aprì il rotolo e trovò”. Questo ‘trovare’ è frutto di ‘cercare’: il verbo greco adoperato dall’evangelista è ε?ρ?σκω. Quindi Gesù cerca non la lettura del giorno, ma qualcosa di diverso. E cerca il passo del profeta Isaia, al capitolo 61, dove c’è l’investitura del Messia. “«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione»”, l’unzione in ebraico si dice mashiáh, da cui il termine Messia, che poi tradotto in greco è Cristo, che significa “l’unto”. L’unto cos’è? L’unto è quell’uomo investito della forza, della potenza di Dio, che lo rende una persona divina, una rappresentanza di Dio e della sua forza. «E mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio»”. Il lieto annunzio che i poveri attendono quale può essere? La fine della loro povertà. “A proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista”. Qui non si tratta tanto di restituire la vista ai non vedenti; le prigioni erano tutte sotto terra e i prigionieri, i carcerati, stavano completamente al buio, quindi restituire ai ciechi la vista significa liberare i prigionieri, liberare gli oppressi, come continua “«a rimettere in libertà gli oppressi e a proclamare l’anno di grazia del Signore»”. Ecco perché è la buona notizia per i poveri, l’anno di grazia del Signore è il giubileo, dove, secondo la prescrizione del Libro del Levitico, avviene la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Quindi Gesù parla di questo periodo benevolo di liberazione per tutte le persone, ma, stranamente … il versetto continuava con “il giorno di vendetta del nostro Dio”. E Gesù invece non lo legge; Gesù non è d’accordo con il profeta Isaia. E’ d’accordo col proclamare l’anno di grazia del Signore, cioè il segno della liberazione, ma non è d’accordo con la vendetta sui dominatori. Quindi il versetto continuava con il giorno di vendetta del nostro Dio e Gesù, invece, lo censura, Gesù non lo legge. Allora Gesù già ha fatto una prima infrazione, ha cercato un testo che non era quello liturgico; adesso ne compie anche un’altra: omette la seconda parte di questo versetto. Poi “riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette”.

Il  ‘sedere’ (καθ?ζω) è la posizione del maestro, la posizione di colui che insegna; ebbene, l’atmosfera è carica di tensione.

“Nella sinagoga gli occhi di tutti erano fissi su di lui”. C’è grande tensione, queste due infrazioni, ma soprattutto il fatto che Gesù non ha parlato della vendetta, che è quello che gli abitanti di Nazareth, nazionalisti esacerbati, aspettavano.

“Allora incominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta quella scrittura che voi avete ascoltato»”. E qui non capisco perché nella traduzione il traduttore ha eliminato un elemento importante “con i vostri orecchi” (?ν το?ς ?σ?ν ?μ?ν). L’evangelista vuole abbinare gli occhi nella sinagoga (gli occhi di tutti erano fissi su di lui) con gli orecchi. Perché questo? Perché è un evidente allusione al profeta Ezechiele, cap. 12, vers. 2, dove il profeta scrive “Figlio dell’Uomo, tu abiti in mezzo a una genia di ribelli che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono perché sono una genia di ribelli”. Quindi questi occhi fissasti su Gesù non vedono veramente chi è, e le orecchie che ascoltano il suo messaggio non capiscono perché sono una genia di ribelli. Gesù ha annunziato la parola di Dio, del profeta Isaia, ma non ha parlato della vendetta contro i pagani e, aveva scritto l’evangelista, che “tutti gli occhi della sinagoga erano fissi su di lui”. Quindi c’è un’atmosfera di grande tensione. Ebbene, scrive l’evangelista, “Tutti gli davano testimonianza”. Ecco, il verbo ‘testimoniare’, in greco è μαρτυρ?ω, che significa ‘testimoniare, dare testimonianza’, a seconda dei contesti può significare una testimonianza a favore o una testimonianza contro. Ad esempio la stessa forma verbale la troviamo nel capitolo 23 del Vangelo di Matteo, al versetto 31, dove Gesù dice “Testimoniate contro voi stessi”, è rivolto a scribi e farisei. Allora qui questo ‘dare testimonianza’ non è una testimonianza a favore, ma dobbiamo tradurlo con “e tutti gli erano contro”. Erano contro perché Gesù non ha letto il brano del giorno e gli erano contro perché Gesù ha censurato il profeta Isaia laddove parla della vendetta contro i pagani. 5 Quindi tutti gli erano contro “ed erano meravigliati”, cioè scandalizzati, “delle parole di grazia”. Gesù continua a parlare della grazia, cioè della liberazione di Gesù che si rivolge a tutta l’umanità, non è esclusiva di un popolo, ma anche i pagani sono oggetto di questa liberazione. E’ quello che i nazaretani non accettano. Quindi, scandalizzati “delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Non mettono in dubbio la paternità di Gesù, che Giuseppe fosse suo padre, scrive l’evangelista che “era figlio come si credeva di Giuseppe”, ma ‘figlio’, nel mondo ebraico, è colui che assomiglia al padre per il comportamento, per le idee. Ebbene Gesù non ha nulla del padre. Quindi l’evangelista fa comprendere che anche Giuseppe condivideva gli ideali nazionalistici degli abitanti di Nazareth. Ebbene, Gesù, di fronte a questa reazione furibonda da parte di tutti i partecipanti nella sinagoga, non solo non cerca di rimediare, ma mette il dito nella piaga. Mette il dito nella piaga citando due episodi sui quali la tradizione di Israele preferiva sorvolare, cioè l’intervento di Dio a favore dei pagani. Questo era intollerabile. Allora continua e dice: “«Certamente voi mi citerete questo proverbio: ‘Medico, cura te stesso’»”. E qui c’è un’eco di quello che diranno a Gesù quando sarà sulla croce: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso!” “«’Quanto abbiamo udito che accade in quella Cafàrnao’»”, l’evangelista usa il termine dispregiativo perché Cafàrnao era una città di frontiera, di popolazione mista con i pagani, quindi era vista con disprezzo dai puri nazaretani, ”«’fallo anche qui, nella tua patria!’»” “Poi aggiunse: «In verità vi dico: nessun profeta è ben accetto nella sua patria.»” La patria qui rappresenta il luogo della tradizione, il luogo degli ideali religiosi e quando il profeta interpreta e annunzia la volontà di Dio, che riguarda il nuovo, che riguarda il presente, viene sempre rifiutato. E qui Gesù allora, come diceva, mette il dito nella piaga e cita due episodi. 6 Quello della famosa carestia di Israele al tempo di Elìa, ebbene Elìa, il profeta inviato da Dio, da chi andò? Da qualcuno in Israele? No, “andò da una vedova a Sarèpta di Sidòne”, l’attuale Libano. Quindi l’azione di Dio è anche per i pagani. Ugualmente la piaga della lebbra, Gesù cita “c’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”. Cioè quei popoli pagani, nemici storici di Israele, anche questi vengono beneficiati dl Signore, perché Dio non fa preferenze, il suo amore si rivolge a tutta l’umanità. Ebbene, dopo aver citato Elìa ed Eliseo, due profeti che hanno svolto la loro azione a favore dei pagani, la goccia che fa traboccare il vaso! “All’udire queste cose, tutti…” - sono gli stessi ‘tutti’ di sopra, al versetto 22, che gli erano contro - “si riempirono di sdegno” - letteralmente ‘ribollirono’ (?πλ?σθησαν π?ντες θυμο?). “Si alzarono e lo cacciarono fuori della città”. ‘Fuori della città’ è il luogo delle esecuzioni capitali, dove Gesù fu ucciso, fuori della città di Gerusalemme, Stefano, il primo martire, sarà ucciso fuori della città … “E lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale era costruita la città”. La città costruita nel monte era Gerusalemme, costruita sul monte Sion, allora l’evangelista qui unisce Nazareth e Gerusalemme, il primo tentativo di ammazzare Gesù e la città dove verrà eseguita la condanna a morte. “Per gettarlo giù”, quindi la prima volta che Gesù entra in una sinagoga, l’annuncio di questo amore universale di Dio, un amore che non riguarda un popolo privilegiato, ma riguarda tutta l’umanità, incontra resistenza, incontra rabbia, e incontra addirittura violenza. “Ma egli, passando in mezzo a loro” - immagine simbolica che raffigura la risurrezione di Gesù, lo uccideranno, ma lui continuerà la sua esistenza -” si mise in cammino”. Rifiutato da Israele, poi Gesù rivolgerà il suo messaggio d’amore anche ai popoli pagani.