DOMENICA DI PASQUA ( Giovanni 20, 1-9
“E vide e credette”
Trasformare un sepolcro in un giardino: questa è la forza dirompente della Pasqua. Questo è il significato del “primo giorno della settimana” che ogni anno celebriamo all’inizio della primavera (non dimentichiamo che la Pasqua è l’unica festa che, nel nostro calendario, è strettamente ancorata al ciclo lunare: prima domenica dopo la prima luna piena di primavera).
Il cuore umano – lo sappiamo – è tragicamente capace di fare il contrario: trasformare un giardino in un cimitero. E basta pensare alla strage di Sumy (Ucraina) che si è consumata nella Domenica delle Palme (la settimana scorsa) per scoprire di che cosa è capace il cuore umano quando si carica di odio e di violenza. La scena del papà che chiede aiuto per trovare suo figlio sepolto sotto i blocchi di cemento generati dai bombardamenti dell’esercito russo, è la conferma del fatto che senza il mattino di Pasqua è la notte che vince sulla luce.
Ma se vogliamo che l’aurora inizi a diradare le tenebre notturne è necessario che ci sia del movimento umano fatto di ricerca, di onestà, di amore e di attenzione all’altro. Sono questi i sentimenti che spingono Maria di Magdala a recarsi al sepolcro di buon mattino (“quando era ancora buio”). Maria era ancora immersa nel lutto. Alle prese con il pianto e con il dolore per la perdita, assurda, dell’amico e Maestro dichiarato da tutti innocente.
Maria vorrebbe stare in presenza della sua salma. Vuole provare ad onorarla e a renderla decorosa per una sepoltura meno frettolosa di quella avvenuta nel momento vespertino del venerdì, a poche ore dall’inizio del sabato (con tutti i suoi divieti e obblighi di riposo).
Non appena intravede però che “la pietra del sepolcro è stata tolta”, sperimenta paura e disorientamento. Non capisce ancora che quel sepolcro sta diventando un giardino e che Lui non è tra i morti, ma tra i vivi. Si sente sola e corre a cercare i suoi amici, i compagni di fede, quanti hanno condiviso con lei lo stare con Gesù. Pietro e Giovanni accolgono il suo invito a capire quanto sta accadendo e corrono anche loro per recarsi al sepolcro.
Ed ecco un primo indicatore di metodo. Quando si è in difficoltà; quando la fatica sembra eccessiva o quando si è alle prese con un vuoto interiore che destabilizza la nostra serenità psicofisica: mai stare da soli, ci dice il Vangelo. Corri, muoviti, entra in quel sano movimento della vita che ti porta a cercare amici, fratelli e compagni con cui condividere la tua fatica. Perché il mattino di Pasqua trasformi il sepolcro in giardino è indispensabile che ci sia della vita comunitaria. È necessario cercarsi gli uni gli altri e cominciare a stare insieme per creare quella piccola comunità incaricata di portarci fuori da quel nocivo individualismo che ci ammala e che ci immette nell’egoismo che si “mangia”, inevitabilmente, bontà e speranza.
Solo insieme Maria di Magdala, Pietro e l’altro discepolo sono in grado di reggere il vuoto ed il silenzio della tomba. Sono ancora scossi e turbati. Restano in silenzio e osservano – insieme – i segni che “parlano” della presenza di un cadavere, ma non riescono ancora a spiegarsi l’assenza del loro Signore.
Devono ancora capire che avviato il movimento per cercare la luce oltre le tenebre, non è il discepolo che trova il Signore Gesù, ma l’esatto contrario. È Lui – il Risorto – che ci trova, che ci incontra, che ci chiama per nome e che rende un luogo cupo e tetro come un sepolcro in un giardino dove la vita vince sulla morte e dove il bello, il buono e il vero cacciano tutto ciò che nega e che calpesta la vita.
Gli auguri di Buona Pasqua sono perciò pienamente inseriti nella pagina di Vangelo scritta da san Giovanni. Quei tre personaggi – Maria di Magdala, Pietro e l’altro discepolo – siamo ognuno di noi: alle prese con le nostre fatiche, con le nostre speranze e tentati dalla voglia di restare soli e – allo stesso tempo – bisognosi di comunione e di fraternità.
Abbiamo bisogno di chi è più coraggioso di altri e – da solo – si reca al sepolcro quando è ancora buio (e in questo – dobbiamo dirlo – le donne sono tante volte più coraggiose e più generose di tanti “maschietti” che inseguono i titoli, ma che – quando serve e mille volte – non sono presenti nel momento della prova). Ma abbiamo anche bisogno di imparare ad aspettare chi fa più fatica a correre e di chi arriva dopo. Dobbiamo esercitarci per diventare capaci di fidarci di chi corre più forte e di chi sa vedere con gli occhi del cuore e della fede (il profeta).
Nessuno abbia dei dubbi: quella presenza che – accanto a noi – ci parla e ci invita ad uscire dal nostro rancore, dalle nostre indifferenze e dalla paura di donare e di perdonare possiamo anche non riconoscerlo e scambiarlo per un “giardiniere”. Non appena sentiamo però che ci chiama per nome, che ci libra dalle nostre paure e che ci rende capaci di rispondere all’amore del Padre per diventare capaci di amare i nostri fratelli.
Non appena inizia la nostra ricerca, Lui – Gesù risorto – ci trova e ci immette nella Sua Pasqua perché la nostra gioia sia completa.
Buona Pasqua a tutti e a ciascuno.
Preghiera dei piccoli
Caro Gesù,
mio papà fa il giardiniere. In questo periodo dell’anno ha moltissimo lavoro perché deve mettere a posto tantissimi giardini. Dice che il suo lavoro è faticoso, ma bellissimo. E che gli permette di passare tutta la vita lavorativa dentro un giardino: il sogno di ogni essere umano.
Grazie Gesù perché con la Tua resurrezione hai trasformato un luogo riservato solo ai morti in un giardino.
Anche oggi è così, Gesù. Però al contrario: le guerre stanno trasformando i nostri giardini in cimiteri.
E chi non muore sotto le bombe piange perché vede la sua casa, la sua strada, la scuola, l’ospedale e i giardini dove ha sempre giocato con altri bambini distrutti.
Gesù entra come un giardiniere là dove ci sono guerre e chiama per nome tutti quelli che piangono.
Chiama per nome anche me, Gesù.
E quando corro con i miei amici, Gesù – ti prego – trovami.