Tornano le opere di Ernesto Buonaiuti

06-09-2023 - Notizie

Nuovo progetto editoriale: tornano le opere di Ernesto Buonaiuti, il teologo mai riabilitato.

Da ADISTA Segni Nuovi n.24 dell’8 luglio 2023.

All’inizio di giugno l’editore Gabrielli di Verona ha mandato in libreria la ristampa del volume di Ernesto Buonaiuti “La Chiesa romana”,  curato da Vittorio Bellavite e Pietro Urciuoli,  con la prefazione di Gilberto Squizzato.  La nuova edizione del libro,  pubblicato originariamente nel dicembre 1932 per la casa editrice Gilardi e Noto di Milano,  rientra in un più ampio progetto di ripubblicazione di alcune opere del presbitero,  storico e teologo,  tra i principali esponenti del modernismo italiano (nato a Roma nel 1881 e ivi morto nel 1946),  che rende concreto l’Appello di Noi Siamo Chiesa alla riabilitazione della figura e della memoria di Ernesto Buonaiuti.   L’Appello è stato proposto nel 2014 da un “Comitato per una migliore conoscenza e per la riabilitazione di Ernesto Buonaiuti nella Chiesa e nella società” e ha avuto numerose adesioni da motivati esponenti della cultura cristiana e laica e di qualificati movimenti e associazioni della società civile.

Nell’appello (rilanciato nel 2020, v. Adista online del 25/4/20, ndr) si legge: «Ernesto Buonaiuti […] ricevette l’ordinazione presbiterale nel 1903.  Intelligenza acuta e indagatrice,  incaricato dell’insegnamento nello stesso Pontificio Collegio Romano,  assunse posizioni non gradite e fu scomunicato per aver condiviso e propagandato idee moderniste. Scomunicato dalla gerarchia vaticana,  fu privato dell’insegnamento nelle università ecclesiastiche per cui passò all’insegnamento universitario statale.  Professandosi cattolico convinto,  fu tra gli ecclesiastici più contrari al Concordato e mantenne una posizione radicalmente critica nei confronti della politica vaticana in questo ambito, per cui era considerato un elemento di disturbo sia da parte ecclesiastica che da parte governativa.

Nel 1931 fu rimosso dal proprio ruolo di docente anche presso l’Università di Roma avendo rifiutato il giuramento di fedeltà al regime fascista che furono invitati a prestare i circa millecinquecento professori delle Università italiane. Soltanto dodici vi si rifiutarono:  Ernesto Buonaiuti era tra questi.  Il Vaticano, che aveva chiuso nel 1929 la ‘questione romana’ con i Patti del Laterano,  pur ritenendo abusiva la richiesta di giuramento,  non volle urtarsi con il regime e consigliò i professori di area cattolica di giurare ‘con riserva mentale’ cioè ponendo come condizione,  nel segreto della propria coscienza,  che si sarebbero attenuti a tale giuramento solo se ciò non avesse loro imposto doveri contrari alla fede cattolica.  Perdette in tal modo ogni sostegno economico e si affidò unicamente all’appoggio di amici ed estimatori. Dopo la caduta del fascismo fu reintegrato nei ruoli del magistero universitario,  ma privato dell’insegnamento:  nel Concordato era stata inserita una norma ad personam (art. 5, terzo comma) che impediva agli scomunicati di adire a posti statali che comportassero contatto con il pubblico.  Sgradito,  come cattolico,  ai partiti di sinistra e come scomunicato dai politici di obbedienza vaticana,  non fu mai riabilitato ufficialmente,  anche se molte delle sue posizioni riecheggiarono nei dibattiti conciliari del Vaticano II e furono riprese nei documenti ufficiali.  È nota la stima che aveva per lui Angelo Roncalli, al tempo degli studi romani.

Buonaiuti morì a Roma e fu privato della sepoltura ecclesiastica,  essendosi rifiutato di ritrattare le proprie posizioni;  la sua memoria restò nell’ombra per decenni, dal momento che,  pur trattandosi di una figura di testimone eticamente e giuridicamente superiore a ogni motivo di critica,  Buonaiuti fu considerato scomodo da tutti i centri di potere,  data la sua irriducibile fedeltà alla propria coscienza e alla propria onestà intellettuale e morale, al di sopra di ogni altra considerazione.

Riteniamo che l’evoluzione delle sensibilità politico-sociali e religiose,  che ha condotto a rivedere numerose manifestazioni di intolleranza del passato,  costituiscano un clima favorevole alla rivalutazione pubblica delle virtù civiche e religiose del personaggio,  soprattutto in un tempo come il nostro,  in cui da ogni parte si fa giustamente appello alla capacità personale di resistenza critica al conformismo intellettuale e al relativismo morale» (www.noisiamochiesa.org).

Come ha sottolineato Gilberto Squizzato nella Prefazione del volume appena pubblicato,  prima di Buonaiuti l’assolutismo pontificio aveva colpito don Romolo Murri,  sospeso a divinis e scomunicato nel 1909 per la disobbedienza alle indicazioni papali in relazione al suo impegno politico: «Buonaiuti, da storico della Chiesa e giovanissimo docente universitario di questa pericolosa disciplina nell’università pubblica, si permise un’operazione ancora più destabilizzante di quella del disobbediente Murri, osando sottoporre all’indagine (e alla critica!) storica le vicende millenarie di Roma e del suo potere insieme religioso e politico: e l’aveva fatto partecipando a quel movimento culturale che sotto il nome di “modernismo”,  fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento,  e non solo in Italia,  provava a rileggere il messaggio cristiano alla luce delle istanze e dei movimenti di pensiero della società contemporanea.

Ben più dell’insubordinazione politica di Murri risultava infatti intollerabile attentato all’infallibile magistero papale e allo strapotere spirituale dell’episcopato cattolico e della Curia romana la dinamite che proprio le novità di metodo richieste dal modernismo (e applicate con onesto rigore da Buonaiuti) andavano ponendo sotto il poderoso edificio della dottrina teologica ed ecclesiale che per secoli, dall’Editto di Milano di Costantino del 312,  aveva consentito ai vertici della Chiesa di costruire il monopolio papale dell’interpretazione legittima delle scritture e l’esercizio di un governo,  non solo spirituale, assoluto e indiscutibile», che ha portato alla scomunica anche di Buonaiuti nel 1926, tre anni prima della firma del Concordato, in base al quale egli fu privato dell’insegnamento universitario.

Tuttavia, prosegue Squizzato,  la «radicale critica storica a molti snodi decisivi  (e involutivi, rispetto al Vangelo) della storia della Chiesa di Roma proposta da Buonaiuti non faceva che porre le basi,  nella coscienza cattolica più aperta e avveduta,  per quella richiesta di radicale riforma che sarebbe stata esplicitata trent’anni più tardi dal Concilio Vaticano convocato a Roma nel 1962 proprio da quel papa Roncalli che di Buonaiuti era stato compagno di seminario all’inizio del secolo».  Un Concilio che ha trasformato le “eresie” di Buonaiuti in un patrimonio di orientamento ideale e culturale, prezioso e decisivo per avviare la Chiesa sulla strada della riforma all’altezza dei nuovi tempi.

Come si diceva, alla ristampa di quest’opera dovrebbero seguirne altre,  sempre con l’editore Gabrielli che ringraziamo per la disponibilità e il coraggio; una scelta che offre alle persone interessate la possibilità di conoscere i diversi approcci alla storia del cristianesimo e della Chiesa cattolica, che hanno caratterizzato la vasta produzione culturale di Buonaiuti, figura complessa e profetica di un anticipatore delle nuove possibilità di testimonianza cristiana nel segno della parresia, che conferma e dà vigore all’iniziativa proposta dal movimento Noi Siamo Chiesa.

Tutto questo anche dopo la prematura scomparsa del suo coordinatore nazionale Vittorio Bellavite, che è stato protagonista dell’Appello per la riabilitazione di Buonaiuti e ha sostenuto con decisione la pubblicazione di almeno una parte delle sue opere da parte dell’editore Gabrielli.

Giuseppe Deiana  –  Coordinamento nazionale di “Noi siamo Chiesa”