LO STERMINIO di Gilberto Squizzato

16-10-2023 - Notizie

LO STERMINIO di Gilberto Squizzato 
 
Perché si fa strage di centinaia di nemici colpendoli all’improvviso, mentre fanno musica e ballano nel corso di una festa, massacrandoli in massa in modo che i loro cadaveri provochino terrore in chi li scoprirà? Perché si danno alle fiamme i kibbutz dei coloni ebrei, bruciandovi dentro tutti coloro che vi sono colti di sorpresa, compresi bambini e neonati, alcuni dei quali vengono perfino decapitati? Non basta un odio inestinguibile a motivare tanta efferatezza, occorre qualcosa di più forte per scatenare una furia omicida senza freni. E’ la volontà di annientamento del nemico, è il desiderio di portare a compimento lo sterminio.
 
I metodi sono gli stessi usati pochi anni fa dall’ISIS, lo Stato Islami-co: spietate esecuzioni spesso mostrate in rete per riempire di orrore gli occhi degli spettatori del web. Anche lì abbiamo assistito al dominio assoluto della crudeltà, con l’esibizione in faccia al mondo del potere di morte sui nemici e al disprezzo delle vittime, esemplarmente e sadicamente estirpate dalla faccia terra: con la promessa di agire nello stesso modo nei confronti di chi osasse opporsi al dominio di Allah, cioè, in verità, al dominio di coloro che con le armi e con il terrore pretendevano di rappresentarne la volontà e l’onnipotenza. Fosse comuni, montagne di cadaveri.
 
Ma da dove scaturisce questa volontà assoluta di potenza che usa la morte per imporre una presunta “volontà” divina? La psicanalisi ce l’ha spiegato: delirio di seminare morte per esorcizzare la certezza della propria, con la promessa di una felicità eterna in un mitico paradiso degli eroi della fede. Siamo in presenza della pretesa di legittimare una fame di sterminio genocida mediante la religione incaricata di inventare un mandato divino per i massacratori. Ma la jihad islamica, la guerra santa di cui parla il Corano, non è stata la prima a usare la religione per aizzare alla strage. Non possiamo dimenticare che già dodici secoli prima del Corano furono scritte nella Bibbia pagine che fanno rabbrividire. 
 
Libro del Deuteronomio: “ Quando il Signore tuo Dio ti avrà intro-dotto nel paese che vai a prendere in possesso e avrà scacciato davanti a te gli Hittiti, gli Amorrei, i Perizziti, gli Evei, i Cananei e i Gebusei, nazioni più grandi e più potenti di te, quando il Signore tuo Dio le avrà messe in tuo potere e tu le avrai sconfitte, tu le voterai allo sterminio”. 
Primo libro di Samuele: “Il profeta disse a disse a Saul: Il Signore ha inviato me per consacrarti re sopra Israele suo popolo. Così dice il Signore degli eserciti: và dunque e colpisci gli Amaleciti e votali allo sterminio, non lasciarti prendere da compassione per loro, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini”.
 
Per fortuna gli storici ci stanno da tempo spiegando che quegli stermini non avvennero mai: le imprese di Saul sono soltanto racconti mitici che appartengono a un “racconto di fondazione” della nazione ebraica. Così pure la cancellazione dalla faccia della terra dei nemici era solo un ordine divino che i sacerdoti del Tempio di Gerusalemme inventarono per giustificare la smania di Giosia (detto “il religioso”, cioè il fanatico), re del minuscolo regno di Giuda  di espandere i confini del proprio dominio. Giuda era allora (fine del VII secolo a.C.) un piccolo regno arroccato intorno a Gerusalemme in una piccola landa su montagne semiaride: più a nord si stendevano le floride vallate (la terra di Canaan) che fino a un secolo prima erano appartenute al regno di Israele, che adorava Jahvè come proprio dio nazionale ma non disdegnava il culto per altre divinità locali) spazzato via dagli Assiri. Giosia intendeva dare una giustificazione "nazional-religiosa" al suo disegno di raccogliere intorno a sé i residui delle dieci tribù ebraiche del nord del dissolto Israele (che nei secolo precedenti si erano in realtà fuse con altre popolazioni locali) per muovere guerra all’impero assiro in disfacimento costituendo una coalizione militare che invece andò incontro alla catastrofe nel 509, quando gli Egiziani sconfissero a Meghiddo l’illuso e ambizioso Giosia, che ferito in battaglia morì di lì a poco.
 
L’ordine “divino” di sterminare i nemici era dunque stato creato dai sacerdoti per giustificare le sete espansionistica di Giosia: un uso militare della religione, non diversamente da quanto erano soliti attuare  i sovrani mediorientali dell’età del ferro: Hittiti, Assiri, Hurriti, Babilonesi, ecc., che sempre muovevano guerra e facevano strage dei nemici per la gloria e su comando dei loro dei. In realtà lo sterminio religioso rispondeva alla volontà di far prevalere una volta per tutte una nazione, o un coacervo di tribù appartenenti alla stessa stirpe, accomunate dalla (presunta) identità del sangue (oggi diremmo dalla condivisione dei tratti essenziali del dna): in sostanza, genocidi ammantati di significati religiosi che erano in realtà “guerre del sangue”. Con il corollario del divieto dei matrimoni misti, vera ossessione di molti profeti ebrei, per non inquinare il sangue di Israele.
 
Ordinato con tanto vigore come prescrizione divina da alcuni profeti dell’Antico Testamento ed entrato nei testi sacri del popolo ebraico,  lo sterminio, per crudele nemesi storica, ha più spesso infierito con indicibile crudeltà proprio sul popolo ebraico: le stragi romane del 70 e nei decenni successivi, i pogrom, l’olocausto nazista. E questo è il terrore che il nuovo Israele porta ancora oggi dentro di sé: la paura di essere cancellato dalla faccia della terra. Proprio questo spiega, secondo me, la smania di una parte considerevole degli israeliani di reagire oggi con il massimo di potenza distruttiva alla nefanda strage perpetrata da Hamas pochi giorni fa: se potessero, lo hanno dichiarato esplicitamente molti di loro, cancellerebbero tutta Gaza insieme con Hamas. 
 
Ma è lo stesso furore di distruzione che vediamo speculare in Hamas, negli integralisti islamici di Gaza, nei fautori della Jihad, negli epigoni dell’ISIS, negli alleati Hezbollah stanziati in Libano: un furore che pretende di fondarsi su motivazioni non solo politiche ed economiche (lo stato di soggezione in cui sono tenuti i palestinesi, la mancanza di diritti, lo stato d’assedio in cui da 17 anni è soffocata la striscia di Gaza, la vergogna del muro costruito da Israele) ma anche religiose. Siamo ancora lì, dopo tremila anni: la volontà di sterminio del nemico, in nome di un mandato divino. 
 
Siamo ancora, sempre lì: non solo guerre di conquista (e/o di autodifesa?) ma conflitti armati di parti contrapposte che vogliono affermare il diritto ESCUSIVO (e religiosamente fondato) di un popolo su una terra: dunque guerre per l’affermazione TOTALE di un sangue contro l’altro. L’altro se ne deve andare, questa terra è SOLO la mia terra. Lo urla Hamas con il terrore (anche, ma non solo) delle stragi di questi giorni al Grido blasfemo "Hallah ak bar"; lo mette in pratica da decenni Israele mandando sempre più avanti i suoi coloni a occupare pianure, deserti e colline per estendere e consolidare il proprio controllo sulla Palestina, mentre il governo di destra aizzato dai partiti religiosi programma un intervento militare contro i palestinesi di cui "si conserverà memoria nei decenni a venire". 
 
Non credo che ci sia rimedio a questa concezione dello sterminio agito senza remore né pietà perché sentito (anche se non sempre dichiarato) come prescrizione divina: la forza del “sacro” da cui scaturiscono tutte le “guerre sante” è cogente e indiscutibile, né accetta di essere messa in discussione da terzi. 
 
A impedire, o a almeno a contenere, questi massacri potrebbe/dovrebbe essere soltanto una forza di interposizione dell’ONU, come per esempio quella messa in atto con successo dai militari italiani nel sud del Libano con l’operazione UNIFIL. Ma il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, paralizzato dai veti incrociati, non ha oggi la forza di adottare una risoluzione come questa: con gli esiti atroci che ne conseguiranno e di cui saremo spettatori impo-tenti davanti alla tv.
 
Credo perciò che solo gli Israeliani ebrei più ragionevoli (e portatori di un pensiero laico) possano oggi intervenire per moderare la furia dei loro connazionali e che solo gli arabi di Palestina possono provare a convincere Hamas che la guerra totale porterebbe a carneficine di dimensioni spaventose proprio agli abitanti di Gaza e della Cisgiordania che questo partito armato, che non ha remore a usare il terrore, dice di voler difendere dagli storici soprusi di Tel Aviv. 
 
Altra speranza non riesco a nutrire in questi giorno così foschi che grondano sangue e altro, a fiumi, ne promettono.