XIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO B

07-08-2021 - Preghiere poesie

XIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO B

Giovanni 6, 41-51

[In quel tempo,] i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

 

Siamo fatti così: sembra che non si possa fare a meno di mormorare, di lamentarci, di criticare la vita e di fissare sempre e solo quello che ci manca, quanto non abbiamo. Era così ai tempi di Mosè quando il popolo di Israele – liberato dalla schiavitù in Egitto

– “mormora” (contro Mosè) nel deserto del Sinai. È così ai tempi di Gesù dove non solo i Giudei “si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo»” (Gv. 6,41), ma anche alcuni suoi discepoli (“Gesù sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza?», Gv. 6,61). Ed è così anche oggi dove sembra impossibile immaginare un vivere fuori e dentro le comunità cristiane senza mormorare contro qualcuno e senza chi esaspera l’azione del lamentarsi degli altri. Ed ecco una prima riflessione: mormorare è azione negativa perché usa la parola (creata per generare vita, amore e verità) sempre e soltanto contro qualcuno per innescare, anche con l’aiuto di menzogne e falsità, odio e morte. azioni finalizzate a distruggere, a uccidere, a creare odio.

L’evangelista è raffinatissimo al proposito: Gesù vede nella profondità del cuore umano: là dove nasce il mormorare che rompe la comunione con il fratello. Ma si noti il particolare: lo sguardo di Gesù non solo “vede” dove inizia lo sparlare dell’altro, ma propone anche parole di cura per guarire e liberare la nostra vita da questo male. E come ci cura Gesù? In due modi: in un primo momento donandoci la sua Parola perché il nostro parlare non sia orientato contro l’altro, ma solo e sempre teso a costruire comunione. Nel secondo momento proponendoci quel “mangiare insieme” – alla Tavola preparata da Lui e dove Lui si dona a noi come pane spezzato – perché la comunione vinca sulle divisioni generate da un uso scorretto della “parola”.

Parola e Pane eucaristico diventano così la cura e il nutrimento che il Signore Gesù ci dona per educarci al “parlare” che incontra, ascolta e serve l’altro. Esperto di umanità, Gesù sa molto bene che quando il “parlare” si porta “contro l’altro” si perde la libertà e si esce non solo dalla giustizia, ma anche dall’amore.

Solo un Dio-Parola poteva insegnarci a portare la nostra “parola” al servizio della vita e non contro chi ci vive accanto. Ma Gesù fa di più. Per evitare che la lezione sulla Parola sia troppo astratta, ci offre la sua Tavola e si offre a noi come Pane. Si tratta di uno sviluppo inatteso per il lettore: la Sua Tavola e “il pane vivo disceso dal cielo” che siamo invitati a mangiare, diventano così il nutrimento che ci insegnano a intrecciare silenzio e parola solo e sempre al servizio dell’amore e della giustizia.

Domanda molto concreta: non è questo ciò di cui abbiamo bisogno soprattutto oggi? Siamo tutti scontenti, stanchi e sfiniti a causa di questa pandemia. E non sapendo come sfogare la nostra rabbia, diventa quasi obbligato individuare qualcuno contro cui portarsi con critiche e mormorazioni di ogni tipo. Le piazze si riempiono di chi grida con forza e rabbia un solenne “No” a chi propone rimedi scomodi per fermare il contagio. Ma anche altri parlano contro altri. Tutti parlano. Tanto. Forse troppo e nessuno ascolta e dunque nessuno si incontra. Ognuno difende il suo orticello, la sua voglia di libertà (privata) e si impegna perché il suo parlare contro l’altro non venga mai tentato da logiche di ascolto delle ragioni altrui.

Gesù ci offre una nuova prospettiva. Ci chiede di fare silenzio; di ascoltare la Sua Parola e di parlare solo a tavola. Uno straordinario insegnamento per ricordarci che la libertà esiste solo nello stare insieme, a tavola e nella logica comunitaria (da solo nessuno è libero).

Uno straordinario insegnamento per ricordarci che Libertà e Comunità sono le due facce della stessa medaglia e non vanno (mai) separate perché corrono su due linee parallele, ma necessarie l'una al pieno completamento dell'altra.

Gran bella lezione per fermare il doloroso mormorare che non aiuta il Paese ad uscire dalle sue difficoltà (e per spingerci a stare insieme in modo più umano).

Preghiera dei piccoli

Caro Gesù,

che brutta la parola “mormorare”. Primo perchédescrive un’azione possibile solo al negativo (chi mormora è sempre “contro” qualcuno!).

Secondo perché chi “mormora” lo deve fare alle spalle.

Anche con Te, Gesù, hanno fatto così: fanno finta di ascoltarTi, ma poi si informano sulla bottega dove lavori con Giuseppe o spiano mamma Maria perché non accettano che Tu sia del tutto come noi: in mezzo a noi e persino uguale a tutti noi.

Troppo bello per essere vero, ha pensato qualcuno. E così hanno iniziato a “mormorare” contro di Te.

Bella la tua risposta: “Gesù rispose loro: "Non mormorate tra  voi.”.

Aiutami Gesù a non sparlare mai alle spalle degli altri. E insegnami a parlare bene degli altri

Lo so: sembra una preghiera da piccoli, ma se Tu queste cose

le hai dette ai grandi, vuole dire che la mia richiesta è giusta.

Grazie Gesù.