II DOMENICA DI NATALE ANNO C

02-01-2022 - Preghiere poesie

II DOMENICA DI NATALE ANNO C con preghiera dei piccoli

«1 In principio era il Verbo,/e il Verbo era presso Dio/e il Verbo era Dio./2Egli era, in principio, presso Dio: 3tutto è stato fatto per mezzo di lui/e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste./4In lui era la vita/e la vita era la luce degli uomini;/5la luce splende nelle tenebre/e le tenebre non l'hanno vinta./6Venne un uomo mandato da Dio:/il suo nome era Giovanni./7Egli venne come testimone/per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui./8Non era lui la luce,/ma doveva dare testimonianza alla /luce./9Veniva nel mondo la luce vera,/quella che illumina ogni uomo./10Era nel mondo/e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;/eppure il mondo non lo ha riconosciuto./11Venne fra i suoi,/e i suoi non lo hanno accolto./12A quanti però lo hanno accolto/ha dato potere di diventare figli di Dio:/a quelli che credono nel suo nome,/13i quali, non da sangue/né da volere di carne/né da volere di uomo,/ma da Dio sono stati /generati.14E il Verbo si fece carne/e venne ad abitare in mezzo a noi;/e noi abbiamo contemplato la sua gloria,/gloria come del Figlio unigenito/che viene dal Padre,/pieno di grazia e di verità… (Giovanni 1, 1...)

 

Inutile negarlo: ci eravamo illusi che il nuovo anno sarebbe stato più “leggero”, rispetto alla pandemia. Il numero dei “positivi” al covid che quotidianamente ci vengono comunicati (assieme ai tamponi, all’indice di contagio e ai morti) spengono, però, le nostre fragili illusioni e alimentano quel misto di paura, di rabbia e di sospetti che tutti – non solo in Italia – conosciamo.

Non c’è solo la pandemia, però, ad appesantire i nostri cuori. Le guerre sparse nel mondo (molte consumate con armi fabbricate anche in Italia) e i flussi di migranti che non accennano a fermarsi e che denunciano “l’inverno demografico” in cui siamo immersi (come ha detto Papa Francesco) sono gli ulteriori scenari che ci mangiano la speranza.

Nonostante questo avanzare di realtà negative siamo però ostinatamente desiderosi di bene e ancora capaci di formularci sinceri auguri di bene. Il perché di questa nostra insopprimibile spinta a cercare le parole della speranza ce lo spiega il Vangelo di questa domenica. Il cosiddetto prologo del quarto Vangelo. Scritto alla fine del primo secolo della nostra era per costruire, con un linguaggio poetico, un inno liturgico a Cristo per riconoscere in Lui la sola Parola che immette nella vita che non ha fine.

Il senso ed il perché di questa intensa preghiera (liturgica e comunitaria) è chiaro: lo scenario esterno è cupo (come il nostro?); fatiche, sofferenze e difficoltà stanno rubando, alla comunità dei discepoli di Gesù, le “parole” della speranza. Per permettere alla luce della Parola di diradare il buio della notte questa preghiera a Cristo ci ricorda che Dio è Parola e che, per consolare la nostra vita con parole credibile, per asciugare le nostre lacrime e per immergerci in una vita senza fine si è fatto carne.

Dio è Parola, ci dice san Giovanni. Ma prima di parlare con noi ha scelto di farsi bambino: debole e incapace di parlare come ogni neonato appena venuto al mondo. Solo un Dio che si immette nella storia della Parola passando per la lenta e paziente strada dell’ascolto è credibile. Sono stati Maria e Giuseppe i suoi primi maestri di Parole. I quali non hanno parlato solo con i suoni e con la voce, ma anche con il corpo, con le cure, con la tenerezza e con forza di un agire coerente con il dire e viceversa: con parole credibili perché saldate alla vita. È così, alla scuola di Nazaret, Gesù-Parola ha imparato prima ad ascoltare e poi a parlare.

Immersi in parole stanche, inutili, a volte false, gridate, offensive, aperte alle polemiche e lanciate contro il fratello per trascinarlo dalla propria parte, l’inno liturgico del quarto vangelo ci dice che lo stile di Dio è dall’altra parte. Significa che pregare su questo inno a Cristo siamo invitati a prendere coscienza che il Dio di Gesù è Parola che si fa silenzio, ascolto, delicatezza, tenerezza, carezza, bontà e prossimità. Gesù è la sola Parola che ci insegna a comunicare, a stare insieme, a vincere il male con il bene e, per restare al tema degli auguri, a scambiarci parole di speranza anche in momenti di crisi.

È questa la bellezza dell’essere comunità. Sentirsi accompagnati dalla saggezza che con costanza e delicatezza ci offre, ogni domenica, il passo del Vangelo di cui abbiamo bisogno. Ed è indubbio che in questi giorni caratterizzati da ombre di delusione ognuno di noi abbia bisogno di poesia, di bellezza, di parole vere e di incontrare chi ha Parole di vita eterna.

L’inno a Cristo posto all’inizio del Vangelo di Giovanni diventa la poesia con cui il Vangelo ci fa gli auguri per il nostro nuovo anno. Ma si propone anche come progetto e programma di vita. Per dirci che solo con la Parola di Gesù – il suo Vangelo – ognuno di noi riesce a intrecciare silenzio e parola per imparare ad incontrare chi ci cammina accanto senza perdersi nelle faticose paludi del giudizio, dell’ostilità o dell’inimicizia.

Diventare buoni, entrare con coraggio nei sentieri della coerenza, non giudicare, ritrovarsi capaci di perdono (per sé e per gli altri), aprirsi alla solidarietà camminando sui sentieri dell’onestà e uscire dall’egoismo e dall’indifferenza: non sono propositi da san Silvestro che durano una notte.

Settimana dopo settimana, con la guida del Vangelo incontrato in comunità, l’augurio diventa “carne” e la vita si apre ad orizzonti inattesi e intrisi della luce che spazza tutti i nostri pessimismi e i nostri più o meno fondati timori.

E il Verbo di fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria.”. Se gli auguri per il nuovo anno li affidiamo alla poesia che ci consegna il Vangelo e chiediamo a Maria Madre di Dio di aiutarci a camminare sui sentieri della nonviolenza, la pace che cerchiamo diventa realtà quotidiana.

Buon anno.

Preghiera dei piccoli                                       

Caro Gesù,

 è iniziato un nuovo anno, ma siamo ancora alle prese con la pandemia.

Tra due giorni devo fare il vaccino anch’io.

I miei genitori mi hanno prenotato e dicono che è importante proteggere anche me.

Io mi fido di loro.

E poi dicono che è il solo modo per provare a fermare questo virus e per aiutare i più deboli.

Grazie Gesù perché se, come dice il Vangelo, Tu sei Parola, vuole dire che in tutte le cose che diciamo Tu sei sempre con noi e in mezzo a noi.

Gesù oggi voglio pregarti per tutti quelli che ci hanno lasciati nello scorso anno. E in modo speciale per nonna.

Ma voglio anche ringraziarti per il dono di un nuovo anno.

Aiuta Tu i medici, gli infermieri, le badanti e quanti lavorano negli ospedali o alle prese con malati.

Gesù aiutaci a tornare come eravamo prima.