II DOMENICA TEMPO ORDINARIO C

16-01-2022 - Preghiere poesie

II DOMENICA TEMPO ORDINARIO C con preghiera dei fanciulli

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,1-12)

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

 

A Cana di Galilea è la mancanza di vino ciò che sta rovinando la festa nuziale.

In moltissime nostre “case” è la sovrabbondanza di vino e di alcol ciò che avvelena la vita di chi ne abusa e dei congiunti. I dati parlano chiaro: in Italia sono otto milioni e 700mila i consumatori a forte rischio di alcolismo cronico, 65mila le persone alcoldipendenti prese in carico dai servizi alcologici, e sono oltre 5.000 incidenti stradali rilevati soltanto da Polizia e Carabinieri causati dall’abuso di alcol. La fascia di popolazione più a rischio per entrambi i generi è quelle dei 16-17enni. Con circa 800.000 minorenni che abusano di alcol con gravi rischi per la loro salute e per il loro futuro.

Contesti e scenari opposti. Che confermano – però – come non sia il “vino” la sorgente della festa e nemmeno della gioia. Ed è ciò che si rende visibile a occhio nudo: sono tanti gli adulti che invece di acquisire saggezza si illudono di bere l’elisir dell’eterna giovinezza ritrovandosi – però – sempre più soli, delusi e amareggiati del vivere. Così come sono tanti (troppi) i ragazzi e giovani che non sanno più divertirsi e che, proprio per questo, si vedono costretti a stordirsi con un bere disordinato almeno quanto il loro vivere. Ma se nemmeno il “vino” ci immerge nella gioia, quali sono i sentieri che rendono la nostra vita leggera, libera e aperta alla felicità?

Il veloce ma inesauribile racconto di san Giovanni viene in nostro aiuto per fornirci la risposta. E come guida e modello per il nostro essere e fare l’evangelista ci addita Maria, la mamma di Gesù. La quale si accorge di quanto sta accadendo; coglie la privazione che sta rovinando il banchetto e non solo vede ciò che nessuno scorge, ma si adopera per porre rimedio chiedendo aiuto al Figlio suo Gesù.

Chi resta avvolto dalle nebbie dell’individualismo e dell’autoreferenzialità non ha occhi per vedere le privazioni altrui. Così facendo, però, lo sguardo di chi fissa solo e sempre se stesso non si apre alla possibilità di occuparsi di altri: la vera fonte della gioia. Nei pressi delle nostre case camminano persone senza dimora, immigrati disperati, detenuti in permesso premio obbligati a rientrare in carcere dopo pochi giorni di soggiorno in famiglia, persone sole, ammalati, famiglie segnate dalla divisione, giovani disoccupati che si caricano di depressione e di rabbia. Il primo passo per arrivare alla gioia è imparare a vedere queste fatiche che ci passano accanto e desiderare di adoperarsi per rendere meno amare quelle condizioni. Non si possono risolvere tutti i problemi del mondo, ma si può chiedere aiuto al Signore Gesù perché ci renda meno indifferenti, più solidali e più attivi verso i bisognosi.

Si noti il contrasto tra la mamma di Gesù e il direttore del banchetto. Maria è vigile, attenta, si impegna a trovare soluzioni per problemi che non sono i suoi e coinvolge Gesù perché la aiuti. Il direttore del banchetto non si accorge di nulla. È “straniero” sul suo posto di lavoro e diventa il simbolo di chi “si lascia vivere senza vivere”, di chi non si accorge di nulla nemmeno in casa sua. Una perfetta descrizione di chi oggi, nella nostra società, si muove in modo “stanco” e “svogliato” tra casa e lavoro senza accorgersi che nella sua vita e nella sua famiglia manca il vino della gioia. Purtroppo sono tante le coppie che, cessato l’innamoramento, rischiano la solitudine a due; sono tante le case con tante lampade e con vetrinette cariche di vino e di liquori che fanno esperienza di buio, di noia e di tristezza.

Per san Giovanni la buona notizia della gioia “a portata di mano” non è garantita dal vino, ma dalla presenza del Signore Gesù che, con la Sua Parola, ci insegna la Strada della felicità: accorgersi di chi, vicino a noi, è senza sorriso per aiutarlo a ritrovare dignità e libertà. Il senso della vita non è dato dall’organizzare il “mio” banchetto, ci dice san Giovanni, ma dall’adoperarsi perché chi è senza mensa, senza festa e solo si veda aiutato a ritrovare dignità e libertà. Come ha detto David Sassoli nel suo ultimo discorso: “La speranza siamo noi quando non chiudiamo gli occhi davanti a chi ha bisogno, quando non alziamo muri ai nostri confini, quando combattiamo contro tutte le ingiustizie.”. Al quale va la nostra profonda riconoscenza oltre a un ricordo costante nelle preghiere per lui e per la sua famiglia.

                  

Preghiera dei fanciulli                      

                           Caro Gesù,

                   a casa mia il vino ma manca mai, ma mio papà beve troppo. Si ubriaca e poi urla e tratta male tutti.

Spesso, Gesù, nelle mie preghiere ti chiedo di fare il miracolo al contrario e di trasformare tutto il vino cha papà si compra in acqua.

Poi però mi accorgo che non ha senso.

Anche perché ormai l’ho capito: con o senza vino, se Tu non ci aiuti, le nostre case non conoscono la gioia.

Ho letto sul giornale che in Italia sono circa 40.000 le persone che ogni anno muoiono perché bevono troppo alcol e che, solo nel nostro Paese, più di 8 milioni di persone sono a rischio di alcolismo grave.

Gesù aiutaci a non diventare come chi dirige il banchetto che è in mezzo a tutti, ma non si accorge di nulla.

E grazie, Gesù, anche per mamma Mariae e per la sua delicatezza.