

"Francesco – La Chiesa che vorrei" - Speciale 10 anni Pontificato di Papa Francesco
In seguito all’invito apparso ne “Il Biellese” di oggi, 7 marzo 2023: Una grande preghiera per chiedere la pioggia, desidero condividere quanto ci ha scritto l’amico giornalista (credente) Gilberto Squizzato, interpellato per la serata “Celebriamo la pace. La pace verrà e avrà i tuoi occhi”, tenutasi a Ronco di Cossato il 24 febbraio scorso, non potendo essere presente. Come la pace, così la pioggia o la siccità avranno i nostri occhi. Aggiungo che pregare non è recitare preghiere. Il Signore non interviene là dove l’uomo si sottrae alle proprie responsabilità, semmai lo può illuminare e sostenere se davvero crede, spera e si adopera per evitare che accadano stragi, distruzioni e morti di cui veniamo a conoscenza anche in questi giorni.
Starei molto attento e sarei più prudente nel proporre sic et sempliciter una grande preghiera per la pioggia senza una seria e profonda riflessione sulle scelte che l’uomo ha fatto e continua fare in relazione al creato, alla natura e a tutti gli esseri viventi.
Papa Francesco non va solo citato, va preso molto sul serio. Così pure gli scienziati e gli studiosi degli ecosistemi.
don Mario Marchiori
“La nostra non può essere una preghiera di impetrazione della pace, non solo perché sarebbe crudele e intollerabile un Dio che avesse bisogno delle nostre preghiere per fermare i fiumi di dolore e di morte che insanguinano quelle terre martoriate.
Ma anche perché neppure Gesù la ottenne. Forse non era afflitta da guerre in tanti
parti dell'impero anche la breve stagione in cui egli visse ? Forse le sue preghiere
al Padre ottennero il miracolo di fermare stragi, crocifissioni romane di massa, esecuzioni efferate, stupri, torture in corso?
No, Gesù non ottenne di sospendere il dolore del mondo, ma fece quel poco che poteva, nei villaggi che incontrava, per ridurre le sofferenze che gli venivano incontro. Davanti alla tentazione della disperazione o della rassegnazione la nostra preghiera, anche se siamo impotenti a fermare questa guerra funesta, può e deve tradursi nell'amore per noi concreto e possibile. Non possiamo pretendere di essere da più di Gesù...
Con questo augurio nel cuore ancora ti ringrazio della tua affettuosa lettera e
ti prego con altrettanta vicinanza di salutarmi gli amici e fratelli raccolti intorno a te nel nome di Gesù. Un caro e forte abbraccio. Gilberto


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Con gli auguri da parte di una Chiesa a più voci e dei tanti amici. donmario



Con Mercoledì 22 febbraio abbiamo iniziato il cammino quaresimale. La celebrazione ha visto la presenza numerosa dei genitori coi loro figli/e. La cenere sul capo ci ricorda che siamo pellegrini in questo mondo e il tempo a nostra disposizione non va sprecato. Siamo in continuo allenamento per abitare in maniera buona e bella la vita. Il prezioso profumo del nardo con cui siamo stati accarezzati ci ricordano che ogni fatica, ogni impegno per fare bene anche le più piccole cose generano la bellezza e il sapore della vita e delle nostre relazioni. Ci lasciamo nutrire in questi 40 giorni dalla lettura e dal commento dei Vangeli del giorno meditati da Fr. Enzo Bianchi che ancora ringraziamo per il dono della Parola spezzata per noi.
Buonn cammino quaresimale. donmario
«Il messaggio è chiaro: Dio ci ama per primo, gratis, facendo il primo passo verso di noi senza che lo meritiamo; e allora noi non possiamo celebrare il suo amore senza fare a nostra volta il primo passo per riconciliarci con chi ci ha ferito. Così c’è compimento agli occhi di Dio, altrimenti l’osservanza esterna, puramente rituale, è inutile, diventa una finzione. In altre parole, Gesù ci fa capire che le norme religiose servono, sono buone, ma sono solo l’inizio: per dare loro compimento è necessario andare oltre la lettera e viverne il senso. I comandamenti che Dio ci ha donato non vanno rinchiusi nelle casseforti asfittiche dell’osservanza formale, se no rimaniamo in una religiosità esteriore e distaccata, servi di un “dio padrone” piuttosto che figli di Dio Padre. Gesù vuole questo: non avere l’idea di servire un Dio padrone, ma il Padre; e per questo è necessario andare oltre la lettera».
papa Francesco, Angelus del 12 febbraio 2023


In quale dio si crede?
Oggi il problema non è l'ateismo. Il vero problema è: in quale Dio si crede. Io non credo in Dio; credo solo nel Dio di Gesù Cristo, nel Dio degli umili, degli oppressi, nel Dio per l'uomo, fratello di tutti gli uomini, che anzi si offre perché tutti vivano, ecc.
Gesù Cristo è ucciso in nome di Dio; del Dio sbagliato, naturalmente.
Anche S. Paolo dice: "Io per dar gloria a Dio, volevo metter a morte tutti i cristiani" (Gal 1,13-14).
Ma poi diventa cieco.
L'uomo sbagliato
Un altro pericolo, uguale al primo (falso concetto di Dio), è il falso concetto di uomo. Bisognerebbe che ciascuno di noi pensasse di rispondere a questa domanda: cosa pensi di te stesso? Come di concepisci?
L'uomo sbagliato è una conseguenza del Dio sbagliato. Si ha l'uomo sbagliato quando questi si crede un assoluto, si crede l'unica fonte del bene e del male; si crede autonomo, padrone di fare quello che vuole. Da qui nasce l'arbitrarietà, il sopruso, la sopraffazione, la strumentalizzazione dei valori, la devastazione, fino all'autodistruzione.
David Maria Turoldo, La guerra sconfitta di Dio, Ed.Colibrì
L’iniziativa “Una Chiesa a più voci”, lanciata nel 2007 nel corso dei lavori di ristrutturazione della chiesa parrocchiale, ha finora realizzato centinaia di serate e diverse domeniche con la presenza di relatori qualificati, con toccanti testimonianze di vita e temi anche scottanti, suscitando solitamente grande interesse e qualche prevedibile dissenso. Incontri stimolanti, arricchenti e apprezzati da quanti, liberamente e responsabilmente, hanno partecipato e ci chiedono di continuare ad offrire nuove opportunità di ascolto per approfondire, conoscere, confrontarsi sui diversi argomenti, problematiche e proposte che interpellano credenti e non credenti, in uno spirito di rispetto per le singole sensibilità e cammini di crescita umana e spirituale, in un contesto di Chiesa e di società sempre in continua evoluzione.
Ostinati e convinti sostenitori del Concilio vaticano II e delle sue grandi aperture e innovazioni pastorali, leggeremo e ci confronteremo attentamente, consapevoli che siamo chiamati al servizio del vangelo e non viceversa. Qualcosa che è possibile e necessario fare anche quando non ci fossero spazi istituzionali e parrocchiali disponibili.
Nel sito www.unachiesaapiuvoci.it troverete prossimamente le date delle serate in calendario per il nuovo anno 2022. E aggiornamenti con articoli e riflessioni sull’attualità.
IV DOMENICA DI QUARESIMA anno A con preghiera dei piccoli
Dal Vangelo secondo Giovanni 9, 1 - 41
(In quel tempo, Gesù) passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?". 3Rispose Gesù: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo". 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe" - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Domenica scorsa il Vangelo di Giovanni ci ha comunicato in modo forte e chiaro che l’acqua vera che disseta la nostra voglia di infinito si chiama Gesù. Oggi lo stesso evangelista utilizza un simbolo diverso e ci dice che Gesù è la luce che rende possibile – per ciascuno di noi – il vedere. E sul fatto che oggi siamo un po’ tutti ciechi nei confronti di quanto ci circonda, non ci sono dubbi. I cambiamenti climatici sono visibili (siccità compresa), ma non vogliamo vedere le cause che hanno stravolto le nostre stagioni per non cambiare stili di vita. Per quanto riguarda l’aggressione in Ucraina della Russia, idem come sopra: gli effetti dei bombardamenti li vediamo, ma i nostri occhi non riescono a scorgere vie di uscite in grado di costruire negoziati e di arrivare alla Pace (quest’ultima ormai barattata da tutte le parti in causa con la parola “vittoria”). Ma siamo ciechi anche davanti alla questione migranti che riempie le pagine dei nostri giornali e i dibattiti televisivi. Quando possiamo facciamo finta di non vederli, altre volte li guardiamo con un po’ di fastidio e in molti li vedono solo come stranieri, come nemici, come invasori o come una minaccia per la nostra sicurezza. La Coldiretti, la Confindustria e quanti operano nel settore della cura delle persone ci dicono che senza immigrati (almeno un milione all’anno per sostenere la nostra denatalità) il nostro Paese muore. Nonostante tutto questo, però, i nostri occhi non riescono a vederli come fratelli che cercano accoglienza e le nostre politiche sull’immigrazione guardano il migrante solo ed esclusivamente per difendersi da chi chiede accoglienza mentre in realtà è presenza che ci aiuta a diventare un Paese migliore.
Si noti però la bellezza di questa pagina di vangelo. Chi vede il cieco (seduto lungo il ciglio della strada a mendicare?) è Gesù. L’iniziativa, ci dice l’evangelista, è sempre Sua. Ed il fatto che la figura del cieco non abbia nome è per permettere a ciascuno di noi di identificarci con lui e scoprire che è sempre il Signore Gesù che ci vede per primo, che ci cerca e che ci viene incontro. Gli altri (i discepoli, i vicini, i genitori, i giudei e i farisei) vedono in lui solo un poveraccio che ha peccato e che è responsabile dei suoi guai. Perché questo vuole dire essere ciechi: ridurre l’altro – ogni altro – al suo problema e considerarlo colpevole anche se in realtà è solo una vittima. Andiamo però avanti. Dopo essersi presentato come la luce del mondo, Gesù costruisce un gesto altamente simbolico: “sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco…”. Il richiamo alla creazione dell’uomo di Genesi 2,7 è immediato e trasparente. E serve a chi scrive per dire a ciascuno di noi che quando Gesù ci vede e ci incontra ci rinnova in modo così profondo da renderci creature nuove liberate dalla paura di amare. Da adesso in poi chi legge è invitato a non farsi distrarre dal rumore generato da chi non vuole “vedere” questo scomodo Gesù perché ha paura di perdere il suo potere o perché non si sente pronto ad una libertà così grande. Il lettore deve camminare al seguito del cieco a cui Gesù ha ridato la vista. A cominciare dal dire – con lui e come lui – “sono io”.
“Io sono” è il nome di Dio (così si è presentato Jahvè a Mosè quando gli ha chiesto quale è il Tuo nome). Ed è il modo con cui Gesù si presenta ai Suoi (“Io sono la strada, io sono il buon pastore, etc.”). Toccato da Gesù, il cieco prende coscienza che quell’incontro lo introduce nella vita stessa di Dio (al punto di poter dire “sono io”) e che “quell’uomo che si chiama Gesù” (9,11) è “un profeta” (9,17), che certamente viene da Dio (9,33) e che è il solo Signore che salva e a cui ha senso affidare la propria vita (“Credo, Signore!” - 9,38).
Tutto il racconto è costruito perché nel pregare domenicale come comunità e personalmente si dica in modo nuovo – con il cuore, con la mente e con le labbra – “Credo, Signore!”. Esattamente come qualcuno ha detto – al nostro posto – quando, bambini, siamo stati battezzati. Con molta saggezza la chiesa ci chiede – con questa pagina di Vangelo – di rinnovare, da adulti, le nostre promesse battesimali perché quel “Credo, Signore!” diventi la nostra preghiera, la nostra litania che – con l’aiuto del Vangelo – ci apre gli occhi e ci rende consapevoli – da un lato – che le ginocchia vanno piegate solo davanti al Signore Gesù e – dall’altro lato – che il principio della libertà è dato dal non ridurre mai l’altro ad un problema per riconoscerlo sempre e solo come il fratello che mi è stato donato da Dio per rendere migliore la mia vita. Ritrovare il nostro battesimo e riscoprire la forza generata dall’inginocchiarsi solo davanti al Signore Gesù: che bella la quaresima.
Preghiera dei piccoli
Caro Gesù,
sai che cosa mi colpisce di questo racconto? Che quel povero cieco “è visto” da tutti, tutti lo conoscono, tutti parlano di lui, ma nessuno parla “con” lui e nessuno fa qualcosa per lui.
Anche oggi è così.
Anche davanti alla nostra chiesa ci sono spesso dei poveri che chiedono l’elemosina.
Tutti li vediamo, ma solo pochi parlano con loro.
Sai che cosa mi piace di Te, Gesù?
Che al povero Tu non fai una piccola offerta per evitare di fermarti a parlare con lui.
Tu decidi di incontrarlo. Ti fermi. Prendi l’iniziativa, vuoi capire, parli con Lui e lo ascolti.
E non lo giudichi. Mai.
Quel cieco dopo aver parlato con Te è l’unico che ti vede e che ti riconosce.
Gesù ti posso chiedere di aprire anche i miei occhi e di insegnarmi a guardare il mondo come lo vedi Tu?
Grazie Gesù.