LA LEGA PER IL DISARMO UNILATERALE: OBIETTORI TESTIMONI DELLA NECESSITA’ DELLA RIVOLUZIONE DISAMISTA
Di Alfonso Navarra (segretario in carica, aprile 2024. Per contatti: coordinamento disarmisti@gmail.com)
“Finora le rivoluzioni, che sono avvenute nella storia antica e moderna, sono fallite: né la rivoluzione cristiana, né la Rivoluzione francese, né la Rivoluzione russa, che propugnavano la fratellanza universale o l’internazionalismo socialista, hanno realizzato il loro scopo di pace e di felicità. Ma oggi la rivoluzione disarmista – cioè, il superamento degli Stati nazionali e l’eliminazione delle frontiere e degli eserciti – è una necessità assoluta per la sopravvivenza dell’Umanità”.
(Carlo Cassola, “La rivoluzione disarmista”, BUR, 1983).
La rivoluzione del disarmo: questa è l’idea fondamentale dello scrittore Carlo Cassola da cui nasce, nel 1978, la Lega per il disarmo unilaterale (LDU in sigla). Una idea che si compone, sostanzialmente, di tre elementi: 1) il disarmo, in quanto distruzione del sistema di guerra e del militarismo, è la via obbligata per la pace positiva; 2) il disarmo si ottiene solo dietro la spinta di atti unilaterali, il coraggio di compiere primi passi verso la pace con atti di pace (è l’omogeneità tra mezzi e fini) ; 3) il disarmo è una rivoluzione, forse la vera rivoluzione, contro il militarismo, il nazionalismo, e anche il capitalismo, perché l’accumulazione capitalistica illimitata si inquadra dentro la logica più ampia e profonda del sistema della potenza di cui la ricerca del profitto è solo un aspetto.
La LDU nasce con la campagna specifica per il disarmo unilaterale per l’Italia. Su questa proposta, lanciata con vari editoriali sul Correre della Sera, a partire da quello del 2 luglio 1977, sono raccolte adesioni prestigiose tra gli intellettuali (esempio: Ernesto Treccani, padre Ernesto Balducci, Cesare Musatti, padre Davide Maria Turoldo), ma non tante quanto avrebbe sperato lo scrittore per concretizzare la sua utopia politica. Anzi da quel momento in poi Cassola dovette scontare una sostanziale emarginazione dal mondo culturale e mediatico, in seguito allo scandalo suscitato dal suo appello
Dobbiamo purtroppo costatare che l’Italia, anche a distanza di decenni, contrariamente alle aspettative del nostro fondatore, non ha affatto rinunciato alle sue Forze armate ma, nel cambiamento delle sue cosiddette Repubbliche (dalla Prima, alla Seconda e alla Terza) ha sempre mantenuto la costante una corsa al riarmo crescente, oggi sfociante in una vera e propria deriva bellica in ambito NATO.
L’antimilitarismo professato da Cassola diventa più chiaramente ed esplicitamente, con i suoi collaboratori e prosecutori, antimilitarismo nonviolento: quindi – avendo organizzato una specie di corpo speciale di attivisti addestrati per interventi definibili ad alto rischio, la LDU si si converte all’azione diretta nonviolenta: chiusura del carcere militare di Gaeta, “invasione di Comiso” nel 1983, Cruise-Watching, controparate il 2 giugno sdraiando le “trippe disarmate” davanti ai carri armati sfilanti ai Fori imperiali, campagna nel 1989 “40 anni di NATO e di blocchi militari bastano” (con spedizioni a Berlino Est - e in altre capitali del Patto di Varsavia - nel periodo dell’abbattimento del Muro).
La LDU, con gli altri movimenti nonviolenti, è stata protagonista dell'azione diretta nonviolenta a Comiso: è nel Comitato 24 ottobre che, con la grande manifestazione di Roma, nella piattaforma unitaria fa digerire per la prima volta la parola "nonviolenza" anche da parte del PCI, della sinistra storica.
Acquistammo, dal 1983, con il “metro quadro di pace”, terreni intorno alla base dei Cruise: la Verde Vigna ospitò in permanenza il Campo internazionale per la pace, che poi si impegnò nella rete internazionale del Cruise-watching o vigilanza anti-Cruise. La Rete univa, oltre a Comiso, i campi di Greenham Common in UK, di Mutlangen in Germania Ovest, di Florennes in Belgio e di Woensdrecht in Olanda.
L’obiezione di coscienza, in questa linea di comportamento di azione diretta, che dette il suo contributo alla spinta per i Trattati di disarmo nucleare INF (Forze nucleari intermedie) del 1987, diventa un terreno centrale e ci si impegna ad esempio, dal 1982, in quella fiscale contro le spese militari. La campagna è tuttora in corso, anche se la modalità prescelta di “pagare per la pace anziché per la guerra” è simbolica, non sussistendo, al momento, le basi numeriche (quindi politiche) e legali per una disobbedienza civile ampia.
Nel 1987 l’obiezione perseguita dalla LDU, con la collaborazione di Paese Sera e dell’USPID (Unione scienziati per il disarmo), è quella degli scienziati contro il progetto di “guerre stellari” concepito da Reagan.
Oggi, in un periodo in cui torna la paura che una "guerra mondiale a pezzetti" (copyright Papa Francesco) si unifichi in un grande conflitto globale, noi pensiamo che sia essenziale rilanciare l'obiezione di coscienza nelle sue varie forme, alle produzioni belliche e ai traffici d'armi, alle spese militari, alle banche armate (anche come pressione in favore del Trattato per la proibizione delle armi nucleari adottato da 122 Stati nel 2017). Abbiamo ad esempio lanciato una iniziativa di impegno, indirizzata in modo particolare alle giovani e ai giovani, per l'obiezione alle guerre incentrata sui seguenti punti: 1) per l’obiezione alle guerra ad alta intensità e per l’obiezione (anche preventiva) al servizio militare che le prepara; 2) per supportare la campagna internazionale Object War in sostegno particolare agli obiettori e disertori ucraini, russi e bielorussi; 3) per attuare e costruire la difesa nonviolenta orientando il servizio civile verso i corpi non militari di pace; 4) per implementare l’albo pubblico degli obiettori.
Nel 1990, alla vigilia della Prima Guerra del Golfo, la LDU lancia i “Volontari di pace in Medio Oriente” diventati poi “Berretti Bianchi”, confluiti nella Rete IPRI-CCP. È in questo impegno che si attuano esperienze di ambasciate di pace (la Casa per la pace a Bagdad) e di corpi civili di pace, che dovrebbero orientare un servizio civile in realtà stravolto dal Ministero e dagli Enti nella sua applicazione pratica.
Infine, in risposta alla chiamata dell'appello di Stéphane Hessel ed Albert Jacquard ad “esigere un disarmo nucleare totale”, viene da noi lanciato, nel 2014, il progetto dei Disarmisti esigenti, che chiama realtà nonviolente a lavorare per contribuire al movimento mondiale antinucleare, contro il nucleare militare ma anche contro il nucleare civile: atomo di guerra e atomo cosiddetto di pace sono inestricabilmente intrecciati.
Ciò, secondo noi, significa e comporta, oggi in particolare, radicare in Italia la Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari (ICAN - www.icanw.org), che ha già raggiunto significativi traguardi, a partire dal Trattato ONU adottato 2017. Ma c'è anche l'ambizione, da parte nostra, che sia condivisa a livello globale la necessità di una rapida transizione dalla proibizione giuridica delle armi nucleari alla loro totale eliminazione fisica. Questo obiettivo, incoraggiato dal conferimento del premio Nobel per la pace ad ICAN, richiede una strategia ed un lavoro con un'ottica internazionali che rappresenta il nucleo della ragion d'essere dei Disarmisti esigenti. In particolare, lavoriamo per armonizzare e integrare la Campagna ICAN con la Campagna No First Use (NFU).
In conclusione, siamo antimilitaristi e nonviolenti e ci teniamo ad essere identificati per la capacità di inquadrare olisticamente la minaccia nucleare, espressione suprema del militarismo, nell'intreccio interdipendente con le altre minacce che pregiudicano la speranza di futuro dell'umanità: quella ecologico-climatica, e quella della disuguaglianza, in cui comprendere anche le oppressioni etnico-nazionali, razziali e sessuali. Questo inquadramento è espresso dal concetto di "terrestrità", argomentante che l'umanità è una sola e appartiene alla Terra, un sistema vivente unico e integrato. La "nonviolenza efficace" è, nella visione di una ecologia sociale integrale, il riconoscimento di tale verità da parte del diritto internazionale. Un diritto di “Costituzione della Terra” che, in un ordine di cooperazione e di sicurezza comune, supera le sovranità assolute degli Stati ricorrenti all’imperio della forza armata organizzata in una “deterrenza” ormai del tutto insensata. Testimoniare questa cultura, questa esperienza, questa proposta dell'obiezione di coscienza antimilitarista, ecologista e nonviolenta, in tutte le sue forme, è quello che, con i nostri evidenti e non nascosti limiti, da “persuasi”, abbiamo fatto, facciamo e continueremo a fare.