FASCISMO/ANTIFASCISMO

25-04-2023 - Notizie

La lezione di Gianni Bertone  In Fare democrazia - dal federalismo alla federatività   Progetto  Intra montes  1999 -pp.27-31

Il capitolo fascismo/antifascismo è forse il più ostico per il/la quindicenne-diciottenne
che abbiamo preso come punto di riferimento per queste annotazioni. I giovani si
chiedono perché l'argomento non venga messo decisamente nella categoria del
passato, perché la contrapposizione tra fascismo e antifascismo debba ancora
alimentare tanta polemica. In particolare il periodo della Repubblica di Salò e della
Resistenza armata contro fascisti e nazisti, naturalmente il punto più caldo della
polemica, è considerato periodo da dimenticare, per gli odi che ha scatenato e le
violenze che ha innescato. Complice un'ignoranza dei fatti, a causa di un'affrettata, o
addirittura nulla conoscenza di quel periodo, confinato a scuola nelle battute finali
dello svolgimento dei programmi di storia, molti giovani giungono a rimproverare le
generazioni anziane per aver esaltato solo una parte mentre, osservano, due erano le
parti in causa ed entrambe, una contro l'altra, hanno sparato ed ucciso. Del resto, la
linea definita revisionista nei confronti del fascismo dice apertamente che si è trattato
di una guerra fratricida, che ci si uccideva tra italiani, che dalle due parti c'erano
motivazioni ideali per combattere, che occorre quindi rispettare e onorare i morti, e
pacificare il paese. È un'offensiva psicologica insieme che storica, che fa presa sui
giovani. (Salvo poi a trovarli sprovveduti a capire certi passaggi storici che hanno
determinato conseguenze di grande portata sull'oggi).
In altre parole, il fascismo come fenomeno storico tra i tanti. Da accantonare. E
l'antifascismo pure, una volta messo sullo stesso piano. Così la memoria si fa anodina,
una notte in cui tutte le cose sono nere, o di altro colore, comunque di colore unico. È
grave, è preoccupante. È come se i popoli dell'ex URSS e degli altri paesi che
dell'URSS furono satelliti-colonie, si esimessero dall'indagare e dal giudicare il loro
passato, quel totalitarismo comunista che ha così profondamente inciso non solo nella
vicenda politica e in quella economica e sociale, ma nel diritto, nell'etica, nella vita
culturale e artistica, nella espressione delle fedi religiose, nei comportamenti
quotidiani della popolazione, ed ha determinato conseguenze che sono sotto gli occhi
di tutti.
Ogni paese, ogni popolo deve essere continuamente collegato con le sue memorie,
particolarmente con quelle che ne influenzano la vita in corso. Per noi italiani il
fenomeno fascismo ha da essere di questo tipo. Per molto tempo ha prevalso il
giudizio di Benedetto Croce sul fascismo come parentesi, quasi fenomeno da confinare
tra due paletti. Ed è da qui che è cominciato il revisionismo, è a questo tipo di giudizio
storico che si sono ispirati i tanti che hanno lavorato a porre il periodo fascista sul
piano della normalità. Tanto più che, osservano, il fascismo aveva il consenso della
gente, almeno fino a quando ci si accorse che la guerra era perduta.
È solo uscendo dal giudizio di fascismo come parentesi e considerandolo come
fenomeno di ben più ampia portata storica che si possono evidenziare elementi che
hanno influenzato il corso dei decenni successivi. È solo analizzando il fascismo come
fenomeno epocale che si può capire la difficoltà che ha incontrato e incontra l'idea
federativa, motivazione base di questo scritto.

Quale è stata allora la caratteristica precipua del fascismo, la sua più intima essenza?
Si potrebbe dire in sintesi: fascismo come fase acuta, come escrescenza della
massificazione, che è la caratteristica identitaria più diffusa e più pregnante dell'epoca
contemporanea. Il fascismo è stato massificazione senza democrazia, senza anticorpi
correttivi. Massificazione totale, appunto totalitarismo. C'è una singolarità che non
viene colta e valutata per la portata che ha: che noi italiani abbiamo dato la parola
fascismo al mondo. Dopo l'esperienza italiana ogni governo caratterizzato dall'alleanza
tra dittatura politico-militare, grandi poteri economici e alte gerarchie religiose è stata
definita fascista. Il modello nazista aveva carattere di inaccettabilità, il fascismo
invece aveva un'anima di moderazione, accettabile e addirittura proponibile. Quanti
governi nel mondo, particolarmente in America Latina ma anche in altri continenti si
sono modellati sul fascismo? Quanti colpi di stato militari o paramilitari sono avvenuti
su principi e metodi di stile fascista?
In verità si potrebbe aggiungere che l'Italia ha dato al mondo anche la parola mafia e il
modello che ne deriva, come finalità e come organizzazione; e varrebbe la pena che si
mettesse mano ad un'analisi a fondo sul rapporto fascismo-mafia, sulle analogie che
sottopelle correvano tra i due sistemi di potere e di organizzazione del consenso sul
territorio; anche quando il fascismo si propose di combattere la mafia (era in fondo
un'organizzazione concorrente) la lasciò nella sostanza più prospera di prima,
facendone solo emigrare alcune schegge in America, dove si impiantò negli anni '30
con i noti risultati. Massificazione al massimo grado fu dunque il fascismo (certo il
nazismo lo superò, ma ... contentiamoci). Metodo di azione politica che nell'ideologia e
nella pratica mirava a compattare le coscienze, educandole, indottrinandole,
guidandole. L'idea federativa non poteva dunque non essere in assoluto contrasto, in
radicale contrapposizione al fascismo. Non per nulla il manifesto-programma del
federalismo italiano venne scritto in carcere, a Ventotene nel 1942, da antifascisti
risoluti e conseguenti come Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Vi sono aspetti non
sufficientemente conosciuti del fenomeno fascismo, particolarmente su quanto fa
maggior problema per i giovani di oggi: l'organizzazione del consenso. Come era
possibile che in tanti accorressero ad applaudire un uomo che i filmati LUCE mostrano
con i tratti dell'istrione? Oppure istrione non era ma era un politico capace, un uomo di
stato? Difficile rispondere con una battuta, sbrigarsela con giudizi perentori. Si va nel
cuore del problema. Come può accadere che un uomo (una donna) rinunci al giudizio
personale e si lasci andare a modellare giudizi e comportamenti propri, sulla
suggestione di un imbonitore?
È possibile. È sempre avvenuto, in vario grado e con varia incidenza. È la
manipolazione delle coscienze, che può essere fatta sia dal potere politico, che dal
potere religioso, che dal potere economico. Il fascismo organizzò la manipolazione
delle coscienze in modo totalitario apertamente, senza nascondere l'intento. E non
serve che chi è stato fascista fino a ieri dichiari che oggi non lo è più, se non fa almeno
una verifica a fondo di questa iattura primaria che è stata la manipolazione delle
coscienze, la distruzione sistematica delle capacità critiche della gente, diciamo pure
dell'uso di ragione, non solo impedendo il libero confronto, ma abbattendo alla base la
loro crescita, il loro sviluppo. Capacità critiche e creative che si sono necessariamente
massificate in un impasto composito, fortunatamente con, un fondo di resistenza in
alcuni, con un groviglio di contraddizioni in altri. Bisognerebbe cominciare col dire che
il fascismo non è nato come un fungo, che ha avuto un prima ed ha avuto un dopo. C'è
stato un lungo prefascismo e un lungo postfascismo. Inquinamenti da eredità fascistica
si sono trascinati fino ad oggi, ed anzi oggi vengono ripresi da più parti con virulenza
spavalda o con sofisticata morbilità. Chi vuol vedere veda.