Oltre i muri della Legge

02-05-2023 - Notizie

Evento sui Migranti a Castel Volturno (CE)

Oltre i muri della Legge

Una mostra apre sguardi e coscienze alle sfide planetarie. Nel corso della rassegna una conferenza sull’ultimo vergognoso decreto immigrazione che aumenta il caos e la sofferenza e un cineforum sulla “rotta balcanica” per mettere in risalto l’ipocrisia dell’Europa e dell’Italia

di Flippo Ivardi Ganapini, missionario comboniano

Qui a Castel Volturno, terra impregnata di mobilità umana e contrasti, crocevia di popoli in cerca di lavoro, documenti, casa e dignità, frontiera dello scarto umano e ambientale e della sete di riscatto, la domanda sorge urgente: che razza di mondo stiamo costruendo?

Circa 80 muri, 50.000 chilometri di fili spinati, muri, griglie metalliche elettrificate. Con posti di blocco e un mare di soldi per separare chi ha da chi non ha. L’ultimo è quello già in cantiere tra Finlandia e Russia: oltre 200 km per arginare la paura dell’avanzata di Putin.

Barriere fisiche ma anche umane, psicologiche, interiori. Basta un passaporto a farci capire chi vale e chi no sulla faccia della terra. Basta il colore della pelle per agitare il sospetto alla frontiera. Basta una voglia matta di vivere e di “riuscire” per infilarsi nella stiva di un aereo e tentare il viaggio. Basta una legge disumana e sempre più restrittiva ad aumentare il rischio di perdita di vite umane nel Mediterraneo. Temi da prendere in mano e da sviscerare per allargare la consapevolezza di come si muove il mondo dentro di noi e nelle comunità dove viviamo. E quindi per organizzare la reazione e la speranza.

Questo è il cuore della mostra “Oltre i Muri”, proposta dai Missionari Comboniani, in rete con varie realtà del territorio, a Castel Volturno dall’11 aprile al 12 maggio. Giovani, bambini, studenti, migranti e italiani vengono ad allargare lo sguardo per capire ciò che ostacola un percorso di costruzione condivisa del presente e del futuro.

Nel corso della mostra, tra gli eventi che accompagnano il percorso, sabato 29 aprile abbiamo vissuto un lungo pomeriggio all’insegna dei muri costituiti dalle Leggi sull’immigrazione e delle riammissioni e respingimenti lungo un'altra rotta, meno conosciuta: quella balcanica.

Nel corso della conferenza Gianfranco Schiavone, giurista impegnato nell’accoglienza dei migranti a Trieste, Mimma D’Amico e Mamadou Kouassi, dei Centri Sociali di Caserta, ci hanno presentato le novità del nuovo Decreto Legge che chiamarlo “Cutro” risulta indecente. In quella strage, a due passi dalle coste della Calabria, di fine febbraio scorso, morirono oltre 90 persone che fuggivano da terre violentate anche da fortissime complicità occidentali. Ci saremmo aspettati allora una reazione politica e giuridica che avesse quindi pensato a rafforzare i soccorsi nel Mediterraneo, a facilitare il percorso di asilo politico, a programmare canali regolari di ingresso e di protezione. E invece?

Il governo italiano sceglie la strada perversa della propaganda e della manipolazione informativa inseguendo le paure dei cittadini e la narrativa dell’ ”invasione”, dell’”emergenza”, della “sicurezza”. Aggiunge muri e innalza barriere al futuro interculturale dell’Italia e dell’Europa, ormai in agonia per quanto riguarda la cultura dei diritti e dell’accoglienza.

Tre le azioni del nuovo Decreto Legge che pesano come ulteriore macigno sulla pelle e sulle spalle dei migranti:

  1. Si depotenzia “la protezione speciale”: una forma di regolarizzazione introdotta nel 2020 dal governo Conte II dopo la cancellazione della “protezione umanitaria” nei decreti In-sicurezza di Salvini. Con una procedura accelerata si esamineranno le domande non tanto per facilitarne l’accettazione in tempi brevi ma piuttosto con l’intento di darne velocemente un diniego sulla base di una lista allargata di paesi ritenuti “sicuri” e dai quali non si presuppone l’emergenza di una fuga. E’ il caso della Costa d’Avorio, attualmente il primo paese di provenienza dei migranti sbarcati sulle coste italiane, in preda a una lunga crisi politica, economica e sociale con forte repressione del dissenso interno. Prosper, che, giovanissimo, proviene da quella terra, mi confida proprio alla Mostra che nelle campagne del suo paese è in corso una retata di rastrellamento e di arresto di giovani considerati “non allineati” al regime.
  2. Si potenziano gli hotspot, i centri di approdo: da una parte sembrerebbe una bella notizia, visto che, ad esempio, Contrada Imbriacola, a Lampedusa, sempre sovraffollato, passerebbe da 400 a 850 posti. Ma mentre la permanenza in queste strutture era prima davvero molto limitata e funzionale al primo soccorso e all’identificazione ora il rischio è che si aumenti il tempo di soggiorno in luoghi non adatti a preparare un percorso di introduzione alla nuova realtà in cui si trovano a vivere.
  3. Si impedisce ai richiedenti asilo di accedere al Sistema di Accoglienza Integrato (SAI): in attesa della risposta i migranti dovranno accedere ai Centri di Accoglienza Straordinari (CAS), grandi strutture dove vengono parcheggiati e lasciati allo sbando, nel caos e nel degrado, mentre sono ridotti al minimo i servizi di accoglienza, protezione, cura, corsi professionali e di lingua.

La logica di fondo sembra proprio quella di concentrare i migranti e dar loro l’essenziale alla pura sussistenza, velocizzare la procedura di analisi delle domande, restringerne i criteri di accoglienza al fine di aumentare i dinieghi. Fino magari a minacciarne i rimpatri in chiave demagogica, quando, nella realtà, sappiamo che sono costosissimi e spesso irrealizzabili per mancanza di rapporti bilaterali con i paesi di origine.

Il risultato non potrà che essere quello di un maggior numero di migranti senza documenti per le strade. Si parla di oltre 20.000 in più che andranno ad ingrossare le fila degli irregolari, del degrado e della povertà. Numeri funzionali alle imprese che intendono sfruttarli nel lavoro, spesso attraverso il fenomeno del caporalato, ai cittadini che invocano sicurezza e poteri forti sulle strade e nei quartieri abitati da immigrati a volte costretti e delinquere per campare, e quindi al governo che può avvalersi dei suoi spot da campagna elettorale per stringere le norme in materia di immigrazione e difendere la “sicurezza” degli italiani. Circolo perverso e diabolico che nel breve termine può anche abbagliare la gente. Ma nel lungo termine, mi auguro, che la popolazione si chiederà: che tipo di società stiamo costruendo? L’Europa invecchia e l’Africa è giovanissima. Davvero non sarebbe meglio trovare ponti di incontro per rendere più agevole il lavoro, lo studio, la casa, la convivenza? Sarà forse che innalzando altri muri di separazione cerchiamo soltanto di fermare un fenomeno inarrestabile? “Non cercare di fermare il vento. Gli faresti solo perder tempo” cantava De André.

Al di là di una canzone ciò che tocca il cuore e fa sentire il respiro di Dio nella storia sono le testimonianze dei giovani afghani, pakistani e tanti altri che camminano lungo la rotta balcanica sognando di arrivare in Europa. Le abbiamo ascoltate nel corso della proiezione “Trieste è bella di Notte” che racconta proprio del viaggio chiamato “the Game”, il gioco, fatto di sofferenze inumane, mancanza di cibo e di acqua, violenze della polizia, estorsioni, respingimenti e nuovi tentativi. Ma fatto anche di “riammissioni informali” dell’Italia verso la Slovenia, nel corso del 2020, che sarebbe meglio chiamare “deportazioni illegali” e che hanno causato una sentenza di condanna in primo grado dello Stato Italiano da parte del Tribunale di Roma.

Dalle lacrime di quei giovani lungo le montagne della Bosnia, alternate da teneri sorrisi, traspare una incontenibile voglia di vivere e di riuscire a passare i “muri della vergogna”: “Dobbiamo comunque andare avanti, inshallah! (se Dio lo permette)”