SAN MARTINO 2023

09-11-2023 - Notizie

SAN MARTINO 2023: ripropongo la lettura di quanto già pubblicato nel 2011

 

“Si può essere eretici tanto per difetto quanto per eccesso”, ha scritto da qualche parte don Lorenzo Milani. E intendeva dire che usciva dal cattolicesimo non solo chiunque non ne accettasse i dogmi riconosciuti, ma pure chi ne credeva più del necessario: attribuendo valore di verità di fede ad elementi di devozione, di cultura, di abitudine che in realtà dipendono solo da circostanze storiche. Con questa premessa vi offro una versione su San Martino e il povero di Amiens. E’ frutto di ricerca di un illustre storica, che magari ci aiuta a rendere meno banale, più credibile e comprensibile  il gesto compiuto dal giovane Martino, senza nulla togliere  alla ormai suggestiva tradizionale icona del soldato a cavallo che taglia in due da cima a fondo il suo mantello per ricoprire un mendicante.

 

San Martino non ha tagliato il mantello a metà. (Elisabetta Broli e Roberto Beretta)

 

Tra quanti  dubitano che San Martino abbia tagliato con la spada il suo mantello in due come vuole la tradizione, c'è anche Régine Pernoud, un'illustre storica francese scomparsa nel 1998. Nonostante dal Medioevo questo episodio abbia ispirato scultori e pittori (vedere l'affresco di Simone Martini nella chiesa inferiore di san Francesco d'Assisi, ma anche il grosso quadro nel presbiterio della nostra chiesa parrocchiale), la Pernoud dubita, portando a proprio favore interessanti prove. Ma veniamo ai fatti. Martino nasce nel 316-317: a tre anni dall'editto di Milano con il quale Costantino aveva concesso la libertà di culto ai cristiani (sarà poi Teodosio nel 380 a proclamare il cristianesimo religione di Stato). Suo padre è un militare (pagano come la madre) e a quindici anni Martino è costretto dalla legge ad entrare nell'esercito e a indossarne l'uniforme. Il giovane - il cui cuore è già profondamente cristiano - viene assegnato alla guardia imperiale a cavallo: ed eccolo indossare l'armatura di metallo, in particolare elmo a cresta, lo scudo, la spada e sopra tutto la clamide, un grande mantello bianco foderato, nella parte superiore, di pelle di pecora. Così bardato viene inviato nelle Gallie, prima a Reims e quindi ad Amiens. Ed è qui che Martino si trova nel terribile inverno del 338-339, in cui il freddo uccide un po’ ovunque. È notte, precisa il suo biografo Sulpicio Severo, presumibilmente l'ufficiale è di ronda quando alla porta della città - posto privilegiato dai mendicanti - intravede un uomo praticamente nudo che chiede aiuto ai passanti, ma nessuno lo ascolta e “tra poco - sottolinea Sulpicio – sarà morto congelato”.  Come aiutarlo? si domanda il diciottenne Martino, che non ha soldi né viveri con sé. Ha deciso: si ferma ed estratta la spada  “divide la clamide a metà, e ne dona al povero una parte, dell’altra si riveste”. Divide a metà, scrive Sulpicio Severo, ma  non precisa come: Martino potrebbe dunque aver donato al mendicante la fodera in pelle di pecora, lasciando intatta la parte esterna, e così la sua divisa non sarebbe stata da buttar via. Perché il nobile Martíno, secondo la Fernoud, non avrebbe mai distrutto qualcosa di non suo, non avrebbe mai tagliato irrimediabilmente a metà il mantello dell'uniforme imperiale (di cui il soldato romano non era proprietario). Ma perché Martino ha donato soltanto la metà del suo mantello? Sulpicio Severo non dà alcuna spiegazione; ne hanno tentata una "teologica" gli esperti. Martino in quell'inverno del 338 si sta preparando al battesimo e vuol lasciare l'esercito per servire Dio: ma come farlo tenendo conto dei suoi doveri militari? Pensando alle parole dell'evangelista Luca “Rendete dunque a Cesare quello che è  di Cesare e a Dio quello che è di Dio”, il giovane tiene la parte di clamide che deve a Cesare  e da al povero quella parte che vorrebbe dare a Dio. Dopo il fatidico incontro Martino ha una visione. Sogna Gesù Cristo vestito con il mantello  dato al mendicante che gli dice: “Martino il catecumeno (cioè l’aspirante al battesimo) mi ha coperto con questa veste": un gesto dunque decisivo per la sua vocazione. Diventerà  vescovo di  Tours e sarà il primo santo non martirizzato.

 

Tra le tante versioni questa mi pare davvero interessante e plausibile. Il  valore del gesto caritatevole in sostanza non cambia, tuttavia si sottolinea anche la correttezza da parte del giovane impegnato nell’esercito, cosa che in altri racconti non viene minimamente considerato. E questa rilettura di Martino non può limitarsi a pura curiosità o conoscenza ma, come richiederebbe ogni esempio di evangelica carità, ognuno che si ritenga cristiano dovrebbe sentirsi interpellato a condividere con quanti, alle porte della nostra casa o città, sono oggi nudi, affamati, malati o schiavi di situazioni invivibili. Non dimenticate, cari parrocchiani, il patrono della nostra Comunità parrocchiale. E magari venite a trovarlo qualche volta di più.

                                                                             

                                                                                                                don Mario Marchiori, vostro parroco