VII DOMENICA ANNO A

20-02-2023 - Preghiere poesie

                                   VII DOMENICA  ANNO A  con preghiera dei piccoli

Dal Vangelo secondo Matteo 5, 38 – 48 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Lo sappiamo e lo insegniamo anche ai nostri figli: la vendetta non ci rende umani e soprattutto non prepara e non costruisce giustizia. Così come abbiamo capito, e l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin lo dimostra ogni giorno di più, che non sono le armi a preparare la fine di un conflitto. E il fatto che – secondo stime diffuse sui mass media di questi giorni – la Russia abbia visto morire 830 militari al giorno (!) negli ultimi venti giorni, è la dimostrazione che la violenza spesa ed utilizzata nelle guerre non risolve conflitti, ma genera solo morte e distruzione.

Ma era così anche ai tempi di Gesù. La legge del taglione (occhio per occhio e dente per dente) aveva tentato di contenere la vendetta nei confini di una presunta e grossolana giustizia (della serie: non andare mai oltre al torto subito con le tue reazioni vendicative). Ma nonostante questi sforzi le relazioni umane (in tutti i contesti) restavano pesantemente segnate e ferite dal ricorso alla violenza. Ed ecco la tesi di Gesù su questo tema: per estirpare dal cuore umano il seme della vendetta, della violenza e della inimicizia, è necessario andare alla radice del cuore umano. Non solo: vista la difficoltà dell’operazione, Gesù dona anche – a chi lo ascolta e a chi decide di seguirlo – la forza necessaria affinché si possano sradicare dalla propria coscienza quei sentimenti e risentimenti che prima o poi si trasformano in odio che arma i nostri pensieri e le nostre azioni.

Non possiamo negarlo: è nel nostro cuore che ira, odio e offesa convivono dopo aver ricevuto uno sguardo storto, un apprezzamento negativo o una parola, un gesto o una azione che abbiamo ritenuto offensivo. L’iter lo conosciamo. Nella convinzione di aver ricevuto un torto prima si soffre e ci si sente ingiustamente feriti.  Subito dopo si tace e si cova rancore e forse anche vendetta. Si parla all’amico per chiedergli di schierarsi contro l’altro ormai avvertito come “nemico” per arrivare poi allo scontro verbale e al vero e proprio litigio.

L’odio nelle nostre relazioni, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità nasce così. Quante “case” sono rovinate da questi semi di discordia che hanno lacerato legami un tempo sereni e oggi carichi di mutismi e di saluti negati! I nostri nonni non hanno lasciato molti beni o soldi in eredità a figli e nipoti, ma erano determinati nel chiedere soprattutto ai figli di restare fratelli uniti sempre e di superare qualsiasi piccolo o grande attrito. Quando mio papà è mancato aveva cinquecento lire in tasca, ma la sua eredità l’aveva già dettata: vivere e praticare tanto la comunione quanto il perdono tra noi figli. E così è stato. Oggi le cose sono cambiate. Oggi per il conto in banca, per uno o due immobili, per l’azienda o per i risparmi investiti in banca o alla posta, figli e nipoti si dividono e litigano all’infinito. In molti casi (troppi, vorrei dire!) siamo in presenza di fratelli che comunicano tra loro solo con la mediazione dell’avvocato.

Gesù vuole arrivare – con la sua Parola – nella parte più profonda del nostro cuore: là dove si annida il primo sentimento di ostilità verso l’altro per donarci la forza di strapparlo prima che questi cresca e diventi il grande albero dell’odio che prima o poi si serve della violenza per affermare le sue ragioni. E come si fa a strappare da noi la pianticella dell’astio prima che questi diventi odio e violenza? Si lascia che il Signore Gesù si impasti con la nostra vita e ci insegni a vincere il male (ricevuto) con il bene. Non significa porgere materialmente l’altra guancia. Nemmeno Gesù ha reagito così quando la guardia gli ha dato uno schiaffo (Gv. 18,22). “Porgere l’altra guancia” è un linguaggio figurato per aiutarci a capire che il solo modo per disarmare la violenza è dato dal non restituire il male ricevuto. Siamo in presenza di un insegnamento altissimo che Gesù ha messo in pratica (Gesù parla di sé stesso e spiega al lettore del Vangelo – nel suo primo discorso – come si comporterà al momento dell’arresto), ma le parole di Gesù sono anche forza e aiuto interiore perché questa esigente richiesta diventi pratica possibile in ciascuno di noi e sveli tutta la sua capacità di renderci liberi e buoni. Gesù risorto è il Dio-con-noi che ci abilita a fare del “per-dono” al fratello che ci ha offeso un “dono-per” non restare chiusi e soffocati dall’odio e legati per sempre al torto subito.

E se – come molti mi dicono – io non riesco a perdonarlo e non ho nessuno intenzione di tornare a salutarlo? Succede. Si può sempre cominciare a pregare per lui, per quell’altro che mi ha fatto del male. Prima o poi rancore e odio verranno sciolti dallo Spirito Santo e si toccherà con mano, da un lato, che nulla è impossibile a Dio e – dall’altro lato – che vincere il male con il bene rende la vita leggera, bella e serena (o “beata” come direbbe Gesù”).

C’è una saggezza profondamente umana nelle parole di Gesù che dichiarano che Lui non è venuto ad abolire il passato, ma a dargli pieno compimento. Anche perché il passato è il primo grande “nodo” che le nostre vite devono affrontare, se vogliono diventare libere e pienamente umane. Alcuni il passato lo esaltano e lo idealizzano fino a restarne prigionieri e soffocati dalla nostalgia. Altri il passato lo negano e fingono che non ci sia mai stato: così facendo però entrano in quella “finzione” che falsifica il presente e che rende non vera la propria vita. Altri ancora non riescono a perdonare a sé stessi un errore, una fragilità o una vera e propria colpa passata e che ha pesantemente condizionato il presente. Anche in questo caso, però, chi non si riconcilia con il suo passato si ritrova incapace di guardare avanti ed entra nelle sabbie mobili dei sensi di colpa e dei rimorsi eterni.

                                                                                                      Preghiera dei piccoli

Caro Gesù, 

                     per me era normale: ogni volta che ricevevo un pugno, uno schiaffo o un calcio, io restituivo tutto. Maestra e genitori mi dicevano che così facendo passavo dalla parte del torto, ma io non volevo per nessuna ragione sembrare un debole. Poi a catechismo abbiamo lavorato su questo passo del Vangelo. E mi sono accorto che hai ragione Tu: se vuoi sfogarti, devi vendicarti. Ma se vuoi stare bene devi allenarti a perdonare l’altro e non usare la violenza. Le guerre vanno avanti all’infinito proprio per questo: perché nessuno vuole perdonare, tutti vogliono vendicarsi e perché ognuno è convinto di essere dalla parte della ragione.

Grazie Gesù perché quella frase che per anni non ho capito – “Porgere l’altra guancia” – ora mi è chiara. Vuole dire che devo imparare a rispondere con il bene anche a chi mi fa del male. Gesù fai finire le guerre nel mondo.