
Un tempo la quaresima giungeva destando in molti sentimenti di stizza, a volte di noia, altre di rigetto. Per pochi era un “tempo favorevole”, accolto non per “fare” qualche particolare opera ma per cercare e ritrovare la verità del proprio essere. Chi viveva la quaresima come digiuno, mortificazione ascetica, occasione per “fare la carità”, non faceva cose cattive ma cose che – per dirla con Gesù – possono compiere anche quei “religiosi”, sempre presenti in ogni comunità umana, che cercano anzitutto una ricompensa e non conoscono né l’arte della gratuità né quella dell’autenticità profonda del cuore...